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Stralci
dalle
CIRCOLARI
OTTOBRE
MISSIONARIO 2003
Per
aiutare a sentire più autenticamente
il
mese missionario,
a
ricordo del 25* di sacerdozio
di
fr. Riccardo Maria,
ecco
alcuni stralci significativi
delle
sue lettere dalla Tanzania.
SOMMARIO
- Presentazione
1)
- INCENDIO DEL CONVENTINO DELLE
RAGAZZE
2)
- I "PICCOLI" MOVIMENTO MULTIFORME
3)
- EFFERVESCENZA VOCAZIONALE
4)
- MOGLIE EROICA
5)
- MORTE DEL PRESIDENTE NYERERE
6)
- PROSPETTIVE DI GIUBILEO
7)
- PELLEGRINAGGIO DEL GIUBILEO
8)
- VISITE DI AMICI ALLA MISSIONE
9)
- EFFETTO AFRICA
10)
- LA LETTERA DI EDITHA
11)
- LA RADIO DIOCESANA
12)
- LA RADIO E I RAPPORTI FRA RELIGIONI
13)
- LA RADIO NEL SUO ESERCIZIO
14)
- SOCIALIZZAZIONE E AUTO FINANZIAMENTO
15)
- SOSTEGNO ECONOMICO
16)
- RISORSE NATURALI
17)
- LE SCUOLE
18)
- CENTRO EDUCATIVO "S. ELISABETTA"
19)
- EVANGELIZZAZIONE
20)
- LO STRUMENTO DELLA PREGHIERA
PRESENTAZIONE
L'avere messo assieme queste paginette ha un chiaro significato se
collocato, in modo giusto ed opportuno, negli avvenimenti storici di cui
presentano un tentativo di realizzazione.
Siamo
nel quadro della PLANTATIO ECCLESIAE IN AFRICA.
C'è
un settore della VIGNA DEL SIGNORE, ci sono modesti OPERAI che nello spirito del
Vangelo, accogliendo l'invito e seguendo l'esempio di FRANCESCO, vi stanno
gioiosamente lavorando.
Gli
avvenimenti sono:
I
VIAGGI DEL SANTO PADRE NEL
CONTINENTE NERO
IL
SINODO AFRICANO,
IL
SUCCESSIVO DOCUMENTO PONTIFICIO
LA
CELEBRAZIONE DELL'ANNO SANTO
L'INIZIO
DEL NUOVO MILLENNIO.
Essi
vengono letti e verificati
nella
presentazione di alcuni stralci delle
CIRCOLARI
DALLA TANZANIA
offerti
in occasione della Messa di ringraziamento per il
VENTICINQUESIMO
DI SACERDOZIO
di
fr. RICCARDO MARIA RICCIONI
Possa
questo modesto contributo
trasmettere
gioia e rinnovare fede, a laude di Dio. Amen.
1)
INCENDIO DEL CONVENTINO DELLE RAGAZZE
Iringa,
06.05.1994 Avevo
appena finito di chiudere la busta domenica sera alle 10 meno 5, quando il
solito ignoto (?) ha appiccato il fuoco al conventino delle ragazze (14) che si
erano appena addormentate.
Grazie
a Dio e alle grida del vicino che ha visto tutto, sono riuscite a scamparsela.
Nonostante l'impegno di molti, però, la
casa è andata quasi tutta distrutta. Il delinquente sospettato è già dentro.
Non sembra che il motivo del tragico gesto sia direttamente religioso, anche se
da tempo i musulmani attizzano sottosotto, come pure i commercianti e ricchi in
genere, toccati nei loro interessi.
Dato
che si possono verificare anche altre intimidazioni, dopo avere discusso in
comunità e parlato oggi con il vescovo, siamo in procinto di trasferirci
altrove, probabilmente nell'ultimo villaggio della parrocchia, dalla parte Sud,
verso Iringa. È
quanto suggerisce il Vangelo e anche San Francesco, con la benedizione di
Dio.
Da
una lettera successiva da Mkungugu:
Appena
spento l'incendio, abbiamo ringraziato Dio per la incolumità di tutte le
persone e pregato per gli artefici (o artificieri), concludendo con canti e
balli. In seguito abbiamo cercato
di valutare insieme la situazione sottomettendo la questione al nostro caro
vescovo che ha condiviso l'opportunità di trasferirci almeno per un congruo
periodo. Lui stesso è venuto ad Izazi per rendersi conto dei danni, assicurarci
la sua solidarietà e spiegare ai capi del villaggio i motivi della decisione
del trasferimento.
A
parte lacrime e singhiozzi per la separazione, nonché fatiche per la
ricostruzione, è chiaro che il nuovo ambiente è più adatto per la salute e la
disponibilità del fisico alla preghiera, quindi per una comunità in
formazione. Anche l'allontanamento da un ambiente in cui si era tanto inseriti
in tutti i sensi, permette di
essere meno "presi" e quindi di potersi dedicare quasi esclusivamente
a questi giovani alle porte del noviziato.
Intanto si sono fatte puntate domenicali nei villaggi vicini (Ikengeza), dove poi sono stato io con 15 ragazze per due settimane di evangelizzazione ben riuscite.
2)
I "PICCOLI", MOVIMENTO MULTIFORME
Mkungugu 19.06.1994
Abbiamo così deciso il nuovo nome
e il nuovo abito della comunità di Mkungugu: case nuove, vita nuova, come
"Ndugu Wadogo wa Afrika" (Fratelli Piccoli d'Africa), con sul cuore
un'Africa sormontata dalla croce, e con una decisa volontà di inculturazione
del carisma evangelico di san Francesco.
Basta credere alla Provvidenza e tutto è meraviglia; anche
l'opera nefasta dell'uomo contribuisce ai suoi piani di amore. Dio chiude una
porta e spalanca un portone. Ciò che chiediamo continuamente è solo di essere
strumenti docili nelle sue mani per l'avvento del suo Regno!
(Nelle COSTITUZIONI proposte al Vescovo di Morogoro), ci siamo
presentati non come un istituto religioso di tendenza romitoriale, ma come un
movimento multiforme per una Chiesa-famiglia, secondo gli indirizzi attuali
della Chiesa, specie dopo il Sinodo Africano.
Ci saranno diversi rami
(corrispondenti ai vari Ordini iniziati da San Francesco e alle relative regole:
frati itineranti, monache clarisse di clausura, comunità a residenza fissa,
preti e laici nel mondo, comprese famiglie) e diversi gradi di impegno (con
esclusione dei voti religiosi).
Naturalmente spiccano i valori
francescani di fraternità e minorità, quindi povertà in forma adatta
all'ambiente di miseria, nonché preghiera, anche notturna (il passo relativo è
stato forse il più acclamato). Valori sempre rielaborati in un contesto nuovo.
Speriamo che lo Spirito Santo ci abbia illuminato.
3)
EFFERVESCENZA VOCAZIONALE
Morogoro,
17.02.1996
Quanto ai ragazzi (e alle
ragazze), dopo il trasferimento qui, ne abbiamo accolti già altri diciassette.
Per loro tra oggi e domani inizierà un corso introduttivo sulla vocazione. I
prossimi li accoglieremo a luglio; già ce ne sono in lista. La cosa più
sorprendente non è il numero quanto la facilità con cui si inseriscono in
comunità. C'è un clima così familiare e sereno, che subito si sentono a casa
loro. Non che manchino gli aspetti duri... nel cibo, nel ritmo di vita e del
lavoro (lunedì comincerà anche l'aratura...), ma la gioia e la fraternità
prevalgono su tutto. Particolarmente gradite le conferenze e le lezioni
quotidiane, seguite con molto interesse. Oltre al sottoscritto e a suor
Pierfirmina, abbiamo approfittato della collaborazione di una consacrata
secolare (ex ragazza madre) per l'educazione sessuale, di un diacono da
vent'anni in attesa di ordinazione sacerdotale, nonché di un cappuccino
svizzero da oltre cinquant'anni in Tanzania, per i ritiri mensili e le
confessioni. Certo, vicino a una città ci sono possibilità che non c'erano a
Izazi e Mkungugu.
Vedremo quindi le prossime
collaborazioni. Non sempre sono facili. La formazione è un compito così
delicato che non si può delegare a chiunque. Anche nella Chiesa ci sono
prospettive a volte molto
divergenti, sia a livello teorico che pratico. Non posso fare a meno di notare
che la pastorale locale risente molto dello stile nord-europeo dei suoi primi
evangelizzatori, così differente dallo stile italiano che domina a Iringa: per
esempio, il sacramento della riconciliazione (la "confessione") ha qua
un posto veramente marginale, e l'esperienza pastorale dice quanto questo
elemento sia decisivo per la vitalità o meno della comunità ecclesiale.
Da parte nostra, continuiamo a
seguire la linea ufficiale, approfondendo con la Bibbia il Catechismo della
Chiesa Cattolica, così chiaro e ricco di contenuti. Naturalmente si tratta di
tradurlo in lingua e cultura locale, in attesa della traduzione swahili
ufficiale. Vi assicuro che è un lavoro a me molto più congeniale che non
quello di costruire. Una persona mi ha scritto scherzando: "Siete diventato
un costruttore di appartamenti oltre che di 'santi' per il Paradiso. Non è che
da piccolo la vostra aspirazione era fare il 'palazzinaro'?
Se è così, stavate meglio in Italia. Sareste diventato, a questo punto,
ricco sfondato. A voi però piace costruire conventi e qua non è che ce ne sia
tanto bisogno vista la mancanza
di vocazioni sia maschili che
femminili. In Italia vi è piuttosto un grande bisogno di carceri per
rinchiudere i vari tangentisti che spuntano come funghi". Fin da quando
entrai in convento fui messo in guardia dal "male della pietra", cioè
dal vizio fratesco di costruire
tanto per fare qualcosa e lasciare ricordo di sé... Come ha intuito la suddetta
persona, il mio caso è diverso. c'è una effervescenza
vocazionale da sistemare, a parte la necessità fratesca di essere sempre
pronti a lasciare il nido per non contrastarlo a nessuno, anzi ad andare altrove
a fare penitenza quando non si è graditi in qualche posto.
4)
MOGLIE EROICA
Morogoro,
12.06.1996
Quest'anno sono anche morti
diversi genitori dei miei ragazzi e ragazze, l'ultimo alla fine di maggio.
Essendo questo di Mkungugu, ho conosciuto bene la famiglia e la vicenda che
penso valga la pena di raccontare.
Sposato regolarmente in chiesa,
con una fervente dirigente cattolica, dopo il sesto figlio pensò bene di
abbandonarla per vedere un po' di mondo. La donna, fedele, si tirò su la prole
per dieci anni cercando inutilmente di riportare a casa il marito che
giustogiusto viveva qua a Morogoro. Quando vide che da un bel pezzo era sempre
malato, andò a prenderselo, riuscendovi solo dopo aver prima subito un netto
rifiuto della parentela di lui. Ha spiegato alla gente del villaggio:
"Siamo stati separati quando era sano, ma ora sta male... è mio
marito".
Così gli ultimi mesi di AIDS se
li è fatti in famiglia. La vedova ha risposto l'altro ieri alla mia lettera di
condoglianze (e di ringraziamento per la testimonianza data): "Ringrazio
Dio per il suo grande amore che mi ha concesso da quando ho preso ad assistere
la mia metà fino al momento in cui mi ha lasciata".
Sappiate che non è la sola da
queste parti a saper perdonare fino a questo punto di eroismo, affrontando il
pericolo prossimo di contagio. Naturalmente ora chiede preghiere per sé.
5)
MORTE DEL PRESIDENTE NYERERE
Morogoro,
23.10.1999
Siamo in lutto, per un mese
intero. Oggi è stato sepolto a Butiama, suo villaggio natale, il padre della
patria JULIUS KAMBARAGE NYERERE. Probabilmente voi avete visto qualcosa delle
commoventi scene di affetto del popolo tanzaniano per il suo scomparso leader. A
Dar es Salaam hanno accolto il suo cadavere diversi milioni di persone.
Il
Cardinale Pengo ha iniziato la messa di suffragio dichiarando che non per
sbaglio si stava usando il colore bianco invece del viola, proprio dei morti; si
è voluto tenere conto dell'esemplarità di
una vita, ancor più sorprendente
perché condotta nell'agone politico, che anche il Vangelo presenta a tinte
fosche; dopo tale affermazione ha sfidato chiunque a testimoniare su qualche
mala azione del defunto, prima di continuare la messa in bianco.
Un uomo di fede, un uomo di
giustizia e di pace fino all'ultimo. Anche
dopo aver saputo che la leucemia gli lasciava pochi mesi ha continuato a
lavorare per la riconciliazione del Burundi. Un uomo vero, sapiente e
sorridente, "mtu wa watu" come si può dire con una espressione
concisissima difficile a tradurre: "persona di persone", con gli altri
e per gli altri.
Tutti noi tanzaniani siamo
coscienti che egli è stato un vero dono di Dio, più unico che raro, e non solo
in questo continente alla deriva. Abbiamo pregato che la sua vita fosse
prolungata, poi tutti abbiamo piegato il capo al piano di Dio. Ci siamo
raccomandati a vicenda di non disperdere l'eredità di pace che è il principale
vanto di questo paese.
Nessuno nasconde un certo
smarrimento, il timore che la situazione cambi in peggio, e soprattutto che i
rapporti interreligiosi restino compromessi.
Per questo scopo nelle varie città si sono tenute assemblee popolari per
pregare insieme, Musulmani, Cristiani e anche Hindu, ognuno a modo suo, è
chiaro. Noi abbiamo partecipato nello stadio di Morogoro con oltre diecimila
persone, in gran parte ragazzi e giovani delle scuole. Che spettacolo! E quanti
pensieri sul loro conto! Cosa gli riserverà la vita a cui si sono appena
affacciati? Cosa possiamo fare per loro perché possano affrontarla bene? Quanto
ha fatto un laico cristiano come Nyerere perché ognuno abbia quanto dovuto alla
dignità umana! Ora egli ci ha lasciato il suo leggendario bastone del comando
perché portiamo avanti la sua lotta contro l'ignoranza, la malattia e la
miseria, per una civiltà dell'amore, dell'eguaglianza e della solidarietà.
Ho cercato di parteciparvi
qualcosa di ciò che stiamo vivendo in questi giorni, ma ciò che più colpisce
è il clima di serenità nel dolore comune, la volontà di riflettere e
raccogliere il messaggio di una vita, l'unità di intenti. Ci sono delle morti
così belle che trasmettono a tutti buoni sentimenti, creano un ambiente
natalizio da idillio, portano pace nel cuore, fanno apprezzare una vita tutta
spesa per amore!
Pochi giorni prima di detta morte
si è festeggiato per il raggiungimento del 6° miliardo di esseri umani
viventi. Mezzo miliardo sotto il numero previsto anni fa dagli apocalittici
della demografia. Ma ormai da tempo tutte le proiezioni vengono continuamente
ribassate: sono ormai molti gli Stati - Italia in testa - in cui le nascite non
rimpiazzano affatto i morti, e in cui i pensionati continuano a gravare sempre
più sulle poche persone attive. Ciononostante c'è ancora gente così
disinformata e arretrata da farsi prendere da incubi per la cosiddetta
sovrappopolazione, reale solo per poche zone del pianeta. Li paragono a quelli
che, avendo saputo di una serie di tremendi terremoti,
si rattristano al sapere che vi siano troppi superstiti. Dicono:
"Che peccato! Sarebbe stato meglio che ne fossero morti di più!"
I sei miliardi di persone che
popolano ora la terra sono i sopravvissuti a tremendi avvenimenti del nostro
secolo. Ne elenco alcuni per accenni:
- la strage degli innocenti per
aborto "legale" o meno (oltre cento milioni l'anno);
- due guerre mondiali e numerose
altre locali;
- l'olocausto degli ebrei e di
altri popoli;
- le pulizie etniche;
- i campi di concentramento e i
gulag;
- le sanzioni economiche senza
fine;
- le conseguenze dell'uso di armi
atomiche, batteriologiche e chimiche;
- l'odio religioso;
- le imposizioni sui bilanci dei
paesi debitori;
- le campagne contraccettive a
base di prodotti cancerogeni;
- le uccisioni per estorsione e
per trapianti di organi;
- le violenze sessuali;
- le condanne a morte, anche di
innocenti;
- l'espropriazione di terre ai
popoli indigeni;
- la negligenza nella conduzione
di centrali nucleari;
- la dispersione di materiali
radioattivi;
- la produzione e il commercio di
droghe e tabacco;
- gli scontri sulle platee dei
campi di gioco;
- l'usura e il ricatto;
- le riforme agricole "a
tutti i costi";
- le lotte di potere fra fazioni;
- i conflitti tribali;
- le catastrofi ecologiche;
- i suicidi e l'eutanasia;
- le bombe a uomo;
- l'arruolamento di bambini;
- l'indifferenza alla fame;
- la trascuratezza nel diffondere
medicinali disponibili;
- la diffusione dell'AIDS con
l'incoraggiamento di presunti profilattici;
- la guida pericolosa;
- il rifiuto di soccorso;
e chi più ne ha più ne metta!
Personalmente ringrazio Dio che,
nonostante tutto questo, continua a creare a sua immagine e somiglianza più di
quanti noi riusciamo ad eliminarne... e tra tanti tira fuori dei capolavori come
Nyerere. C'è da sperare per il nuovo millennio. Ma anche da lavorare di lena.
6)
PROSPETTIVE DI GIUBILEO
Morogoro, 10.01.2000
Quando ero piccolo si diceva:
"Chissà come sarà la vita nel duemila?"
Beh, ci siamo arrivati e abbiamo
visto. Ma oltre alla dimensione telematica, io continuo a prendermi il (dis)gusto
di vedere qualche altra dimensione della realtà: si, in pieno duemila, miliardi
di nostri fratelli vivono nella più nera miseria.-
Detto questo, è poco rilevante
aggiungere, ad esempio, che la maggioranza dell'umanità non ha mai fatto una
telefonata in vita sua, o che la città di Tokio ha più telefoni che tutta
l'Africa.
Allora ci vuole proprio il Giubileo,
preso seriamente, per una globalizzazione della
solidarietà e una ridistribuzione dei beni, delle conoscenze, etc.
7)
PELLEGRINAGGIO DEL GIUBILEO
Morogoro, 29.02.2000
L'altro ieri sono rientrato da un
pellegrinaggio giubilare. Meta il santuario nazionale di Bagamoyo, a 190
chilometri da qua. Non vi è avvenuta nessuna apparizione dal cielo, né vi si
trovano appesi tanti ex-voto per grazie ricevute. Ma è difficile trovare un
luogo che dica tanto a un cattolico tanzaniano. E ognuno degli 8.000 visitatori
annuali del museo parrocchiale, di qualsiasi fede e opinione, lingua e cultura,
resta toccato nel più intimo della propria umanità.
Diciamo "il cuore".
Proprio di esso parla il nome della località ("getta il cuore via"),
in riferimento all'essere stato punto di arrivo delle carovane di negrieri
dall'interno del paese e dal Congo, che tra le merci trascinavano in catene
esseri umani di ogni età e sesso per venderli come schiavi. Se molti erano già
morti (uccisi) per strada, chi arrivava a Bagamoyo doveva rinunciare per sempre
alla speranza di rivedere i suoi e di vivere libero. Veniva "spedito"
(è il termine giusto) nelle isole oceaniche, od oltre, per arricchire di più i
già ricchi. Non meno di un milione di schiavi, fino all'inizio del XX secolo,
"esportati" da questa terra.
Se chi deportava era in genere
arabo, non dimentichiamo che chi comprava e sfruttava era spesso europeo. La
ricchezza degli USA, ad esempio, quanto deve al lavoro "da negri"
della nostra gente? Ma guai a parlare di riparazione! Clinton due anni fa venne
in Africa ma rifiutò assolutamente di chiedere perdono a nome del suo paese.
Senza dire che la tratta degli schiavi continua, non lontano da qui, in pieno
duemila. Nel Sudan musulmano, ma appoggiato dalla Francia (area Euro),
un'associazione di volontariato ha negli ultimi anni acquistato e liberato
15.000 schiavi provenienti dal Sud e dall'Uganda; se vi interessa il prezzo, è
di 50 dollari a testa (100.000 lire). Ma quanti hanno perso definitivamente la
propria dignità di persone? Sono tuttora esposti ad ogni umiliazione, senza che
i potenti perdano il sonno per questo. Guai a chi non sa essere un
"vincente" nella competizione globale!
Ma in questo mondo, per questa
gente, è venuto il Figlio di Dio come redentore, dando la propria vita in
riscatto. È quanto ci ricorda il Giubileo, specie a Bagamoyo. Il cristianesimo
fece una prima comparsa in questo paese all'epoca dei grandi viaggi di scoperta,
all'ombra delle roccaforti portoghesi lungo la costa dell'Africa orientale
(1498-1698). Dopo il ritorno del predominio arabo islamico, nel 1863, i
missionari dello Spirito Santo
riuscirono a entrare nell'isola di
Zanzibar (sede del sultano) e cominciarono a redimere gli schiavi. Quando lo
spazio non bastò più, nel 1868 scelsero Bagamoyo (sulla costa del continente)
per trasferirvi decine di liberti. È il nuovo inizio del cattolicesimo in
questo paese, ora giunto ad oltre sette milioni di fedeli, uno dei prodigi
missionari (a detta degli storici). A Bagamoyo,
oltre ai ricordi dell'indegno commercio, si può vedere dove fu innalzata la
prima croce, dove fu celebrata la prima Messa, dove fu costruita la prima
chiesetta (circa 3 m x 3), e poi le prime costruzioni della missione. Anche un
baobab piantato quell'anno e ora largo dodici metri.
La spiaggia, soggetta alle maree,
è quasi come allora: sabbia, palme e qualche rustica barca a vela in
riparazione. Altre sono in mare per la pesca; ma è facile immaginare come una
di loro trasportò i primi due missionari, già avanti negli anni, e poi gli ex
schiavi. Un arrivo molto diverso dal nostro, atterrati in poche ore in un
aeroporto internazionale circondato da strade asfaltate. Un altro mondo, si
direbbe. Ma l'uomo è sempre lui, in fondo, col suo mistero bisognoso di
soluzione. Dopo i primi, altri
seguirono, uomini e donne nel nome di Cristo, dicendosi: "Salpare i mari,
salvare un'anima e morire!"
Il cimitero locale è
testimonianza di questa fede e di questo amore; attorno alla croce, file di
tombe di missionari da una parte e di missionarie dall'altra, circondati da
quelle della loro gente. Nel 1877 già dodici spiritani erano morti, età media
25 anni. Nei dieci anni seguenti sbarcarono in Tanzania anche i Padri Bianchi;
23 ne morirono entro tre mesi. La malaria era inguaribile. Ma non fermava
l'ardore missionario. Nel 1870 veniva aperto il primo seminario; nel 1875 il
primo religioso locale emetteva i voti, nel 1917 venivano ordinati i primi
quattro sacerdoti (nel nord-ovest), nel 1952 il primo vescovo che poi nel 1960
divenne il primo cardinale nero della Chiesa intera.
A Bagamoyo si era formato un
villaggio cristiano di ex-schiavi. Ma presto si vide che l'evangelizzazione
doveva estendersi a tutti; così nel 1877 si aprì la prima missione
nell'interno, a Mhonda (undici giorni di viaggio, allora) e dopo 5 anni un'altra
a Morogoro, dove più tardi si trasferì la sede diocesana, mentre altre
circoscrizioni ecclesiastiche vennero ritagliate nell'immenso territorio..
Sono andato con la scusa di
accompagnare una trentina di suore locali, ma in realtà da tempo vado pensando
ad organizzare un pellegrinaggio a piedi, quindi è stato anche un sopralluogo e
un esame del percorso. Ciò non toglie che abbia fatto sul serio: abbiamo
adorato l'Eucaristia tutta la notte (salvo addormentarsi un po' in chiesa)
pensando alle origini e pregando per il presente e il futuro.
Morogoro, 18.07.2000
A febbraio vi ho parlato di
Bagamoyo e dell'intenzione di guidarci un pellegrinaggio a piedi. Beh, ce
l'abbiamo fatta in 24, tutti maschi dopo la decisione prudenziale di escludere
il gentil sesso. Siamo partiti dalla cattedrale dopo la Messa del mattino e la
benedizione del vescovo il giorno 19 giugno e siamo arrivati alla meta il giorno
24: circa 190 chilometri in sei giorni, con
un massimo di 38 per tappa.
Abbiamo seguito l'asfalto della
strada per Dar es Salaam fino a Mlandizi poi abbiamo tagliato per la terra
battuta ben più confortevole (per i piedi nudi). Abbiamo dormito nella chiesa
di Fulwe, nella scuola secondaria dell'esercito a Visakazi, nell'ex-canonica di
Chalinze (una delle due sole parrocchie incontrate nel tragitto, tutto in zona
massicciamente musulmana), nella scuola elementare di Ruvu e infine in una
abitazione per dipendenti statali a Yombo. In ogni caso per terra, con qualcosa
di sotto e qualcosa di sopra, normalmente senza porte e finestre. Anche per
mangiare ci siamo arrangiati. Oltre a sedici di noi c'erano 8 laici, giovani e
meno, con due ultrasessantenni.
Per tutti è stata un'esperienza
formativa: non perché ci fossero lezioni o conferenze, ma perché ci si è
dovuti superare continuamente per non rinunciare alla meta. E si sa che il
pellegrinaggio è un simbolo del viaggio terreno verso la patria celeste, cui
non si deve rinunciare a nessun costo. Sembrava che non ce la potessimo fare,
nonostante che camminassimo più che altro di notte (partendo anche alle due e
mezzo) per evitare il sole che picchia anche in questo tempo di freddo. Nella
stanchezza pensavamo ai chilometri macinati dai missionari (ai tempi in cui non
c'erano le automobili) con l'unico intento di far conoscere Gesù Salvatore a
gente nuda o quasi. Pensavamo anche a quelli diretti a Bagamoyo da ben più
lontano sotto la minaccia delle sferza o del fucile, col cuore in angoscia per
la separazione definitiva dai propri cari e la certezza di essere ormai
soltanto carne in vendita. Tutti pensieri toccanti per i miei compagni di
viaggio così segnati nella psicologia collettiva da secoli di soprusi, ma
quindi anche più sensibili ai gesti di vero amore disinteressato,
come quello di chi ha lasciato tutto per la loro salvezza, affrontando
disagi e pericoli di ogni genere; ma pure per me che ho accolto e offerto i
disagi del viaggio in riparazione delle malefatte dei bianchi...
All'arrivo, un bel bagno
nell'Oceano Indiano (alcuni vedevano il mare per la prima volta), poi la
processione verso la chiesa, seguendo un itinerario storico. A sera, la visita
ai luoghi del commercio degli schiavi e poi la notte di adorazione eucaristica,
a turni (eravamo sfiniti). La mattina seguente siamo saliti su un autobus per il
ritorno via Dar es Salaam, dove sono andato all'aeroporto per accogliere il mio
vecchio amico don Gino che starà qua fino ai primi di agosto.
Si era iscritto al pellegrinaggio
anche Joseph, un nostro postulante di 32 anni, ma per lui era preparato un
viaggio diverso. Colpito da violenti dolori al basso ventre il 17 maggio (cosa
già accaduta l'anno scorso), è stato subito ricoverato all'ospedale regionale
ed operato in giornata per avvolgimento degli intestini. Il 9 giugno, vista
l'inefficacia della cura, l'abbiamo trasferito in altro ospedale, per una
seconda operazione durata cinque ore. Quando si parlava di farne una terza è
morto per setticemia il 1 luglio. Tutto il tempo i membri della comunità gli
sono stati al fianco, rinunciando a sonno e cibo per assisterlo; cosa che (di
questi tempi) è stata ammirata dai
parenti e da altri. Il funerale ha costretto a ritardare l'inizio degli esercizi
spirituali annuali, svolti a Kiroka sotto la guida di un laico francescano.
8)
VISITE DI AMICI ALLA MISSIONE
Morogoro, 17.08.1996
Tre giorni fa sono passati di qua
padre Contiero e una ventina di giovani italiani. Il suddetto è cappellano
universitario a Bologna e da venti o trent'anni organizza puntualmente un giro
in Tanzania, per sensibilizzare alle problematiche terzomondiali l'ambiente
intellettuale affidatogli. Li prepara durante l'anno con conferenze ed altro,
poi li porta qua ad incontrare soprattutto missionari per confronti che toccano
il politico e il religioso. Poi, dopo una ventina di giorni, li lascia liberi di
andare e tornare dove preferiscono, chi qua chi là. Da sei anni la mia missione
è entrata nel suo tour, e ogni anno qualche ragazzo viene a stare qualche
giorno con noi.
Il primo anno uno mi disse che se
avesse incontrato un marziano invece che me non si sarebbe stupito più... Ogni
volta fa un certo effetto questo tipo di incontro: a parte che mi diventa sempre
più difficoltoso esprimermi in italiano, specie su questioni serie, per me è
un confronto con il mio passato, con le problematiche di fondo della gioventù,
con la cultura da cui provengo, e per loro lo è con scelte di fede per me ormai
acquisite e scontate tanto da stupirli ed attrarli. Li vedo così assetati di
verità, di certezze per la loro vita, e di amore da ricevere e da donare! Una
buona parte è miscredente. E se penso in quale ambiente sono cresciuti, non me
ne stupisco. E' vero che chi cerca (Dio) trova. Ma deve essere davvero difficile
avviare una ricerca seria. I miei ragazzi, pur non capendo quanto stiamo dicendo
in italiano, si entusiasmano sempre al vedere l'ambiente che si crea in queste
conversazoni, così lontane dallo stile di qua, molto meno problematico, in cui
le scelte possono apparire molto più razionali.
9)
EFFETTO AFRICA
Morogoro, 10.01.2000
Tra le offerte, quella di un laico
francescano era accompagnata da queste parole: "Prendetela come una
restituzione di una parte di quello che ogni giorno vi rubo con le mie scelte
sbagliate: tutto sommato, sono io che debbo ringraziarvi... l'Africa ha lasciato
un segno profondo in me, anche se ancora faccio fatica a dare un nome a molte
provocazioni che ho raccolto durante il viaggio.
L'Africa mi ha regalato molto: mi
ha mostrato la dignità delle persone nella povertà; mi ha presentato dei volti
dolci, ognuno con un nome e una storia... di fronte ai quali rendere conto delle
scelte giornaliere, ai quali chiedere scusa per ogni scelta sbagliata,
per ogni spesa inutile."
O.K. fratello! Il Signore ti dia
la sua pace!
10)
LA LETTERA DI EDITHA
Morogoro, 25.04.2000
L'ONU, poco prima di attaccare la
Jugoslavia, aveva aderito con passione alla richiesta di Milosevic di
intervenire d'urgenza nella demografia del Kossovo per bloccare la crescita
degli albanesi. Quanta ipocrisia! Quanti delitti contro la vita e l'umanità!
Medicine prodotte in USA e là proibite, vengono diffuse dal governo di qua e
quasi obbligate da personale medico che punta al premio promesso agli zelanti
diffusori. Corruzione morale, esplosione dei tumori femminili, etc. sono le
inevitabili conseguenze.
Senza contare gli insulti e le
denigrazioni a cui viene sottoposto chi continua a procreare senza troppe paure.
Uno di essi lo manderemo a frequentare un corso rapido di procreazione
responsabile organizzato ogni anno da una suora dottoressa tedesca.
Anni fa inviammo anche Editha, una giovanissima ostetrica che ne restò
entusiasta e cominciò con zelo a diffondere i metodi naturali a Dar es Salaam.
La sua ultima lettera risale ad oltre un anno fa e dice così:
Fratello Riccardo,
non ti stupire di vedere che sono stata zitta moltissimo tempo: è per
causa di tante cose che mi premono, soprattutto la famiglia e i bambini che ho
con me. Mi rallegra soltanto diffondere il messaggio del lavoro che mi hai
assegnato di insegnare: la procreazione responsabile col metodo naturale, metodo
che non piace a tanti datori di lavoro proprietari di ospedali privati.
Fratello, ho fatto detto lavoro da quando sono stata assunta in questo
ospedale, ma ora ho ricevuto ammonizione scritta di venire licenziata se lo
scatolone di prodotti contraccettivi ricevuto l'anno scorso non finirà in tutta
fretta. Poiché sembra che io non faccia commercio ma solo danno.
Devo ricevere tre scatoloni l'anno secondo il numero dei clienti che ho
per insegnare la stella verde (cioè i metodi artificiali), invece non è finito
neanche uno, perché detto materiale non
viene usato affatto in conseguenza di detto metodo naturale."
Cos'ha deciso e cosa fa ora? Segue
ancora la coscienza e difende la vita o diffonde la cultura e i metodi della
morte? Uno dei più impegnati, prima di lei ha fatto il passo quando ha visto
tanti dollari a portata di mano...
11)
LA RADIO DIOCESANA
Morogoro, 20.09.2000
Finalmente, dall'8 agosto, dopo un
periodo di prova e di lancio, è in funzione la radio diocesana, installata nei
minuscoli locali della cattedrale.
Come annunciatovi l'anno scorso,
abbiamo potuto dare un discreto contributo economico all'iniziativa del vescovo,
nonché un sostegno morale importante di fronte all'opposizione di chi guardava
di più ai costi che ai vantaggi soprattutto apostolici.
È la prima radio locale (una
pirata fu messa presto a tacere), ulteriore motivo di vanto anche per i
non-cristiani di questa città civettuola che vuol gareggiare con la metropoli
vicina: "Abbiamo l'università, la Tv ed ora anche la radio". Oltre al
campanilismo, la vicinanza della trasmittente fa si' che quasi tutti la
ascoltino al posto di quelle statali e private operanti di lontano. Dicono che
anche le batterie scariche bastino a
far sentire la voce della nostra
"RADIO UKWELI". Il vescovo voleva chiamarla "Radio Shalom"
(in ebraico 'pace'), ma la commissione ministeriale ha avuto paura che venisse
confusa con connessioni arabo islamiche; così si è ripiegato su "ukweli"
(in swahili "verità").
Immagino
che il nome faccia storcere il naso a più di qualcuno lassù, nel
decadente Occidente dello scetticismo e del nichilismo, che si ferma diffidente
alla domanda sprezzante di Pilato: "Che cosa è la verità?", senza
attendere l'eventuale risposta di Gesù: "Io sono la via, la verità, la
vita". Ma, grazie a Dio, qua non siamo in Europa, e il nome (per ora) non
fa difficoltà.
12)
LA RADIO E I RAPPORTI FRA RELIGIONI
Morogoro, 20.09.2000
Tutt'al più alcuni musulmani
temono che la radio possa essere usata contro di loro. In realtà essa è aperta
alla trasmissione delle loro preghiere settimanali (del venerdì),
purché non siano contro di noi.
Ci sono musulmani e musulmani...
Per quanto riguarda i protestanti,
fin dall'inizio vengono trasmessi anche i loro canti, cosa che fa molto piacere
a chi li ha composti ed eseguiti. C'è un gusto matto a sentirsi nominati dalla
radio e quindi le cartoline per i saluti via radio e per le dediche musicali
vanno a ruba. Il che non è male per l'auto sostentamento della radio (circa 850
lire a cartolina) per l'occupazione di chi vi lavora (una dozzina di persone) nè
per chi le vende con un margine di profitto. Questo, a parte di chi vende
radioline, in numero molto superiore al passato. Non per niente, andando in giro
per la città, si sente un po' dovunque la voce della nostra trasmittente, con
le sue preghiere, i suoi canti, i suoi programmi. Tanto che qualche forestiero
si è chiesto stupito come mai la nostra sia una città così religiosa.
13)
LA RADIO NEL SUO ESERCIZIO
Morogoro, 20.09.2000
Tornando a me, fin dall'inizio ho
il mio posto fisso alle 5 di sera (salvo la domenica), oltre a qualche comparsa
occasionale.
Collegandomi al nome della radio
ho intitolato il mio programma: "UKWELI ULIVYO", cioè: "La verità
così com'è". Senza paura di storte di naso: noi crediamo all'autorivelazione
di Dio in Gesù Cristo. In ogni caso il sottotitolo attira di più: "questo
programma è per te, perché tu possa riconoscere soprattutto che Dio ti ama, ti
ama troppo, più di quanto tu possa supporre: questa è la verità così com'è".
Il tutto su una musica acquatica
che aiuta la riflessione e accompagna i venticinque minuti di catechesi.
Finora le reazioni sono molto
positive: ci sono fedeli ascoltatori non solo fra i musulmani ma anche tra i
preti (cosa sorprendente per la loro psicologia satura di sacro, nonché per la
loro iniziale opposizione al progetto: ora cominciano a vedere che buon uso se
ne può fare). Avevamo tentato varie volte di radunare gente per l'istruzione
religiosa, quasi senza risultato. Ora giungiamo nei posti più insperati senza
scomodarci troppo. C'è anche chi si annota le citazioni bibliche per andare ad
approfondire e poi sapere come rispondere alle obiezioni di persone di altre
fedi.
Per parte mia, come missionario,
sono contento di aver trovato la via per giungere alle orecchie dei non
cristiani: quelli che avrebbero non solo vergogna, ma paura di ascoltare una
conferenza in piazza, accendono volentieri la loro radio per sentire le nostre
belle liturgie e i nostri messaggi.
Il resto lo lasciamo fare allo
Spirito Santo...
Morogoro, 08.02.2001
Ora (dopo una temporanea interruzione) abbiamo ripreso, con una
trasmittente in prestito, in attesa di ricambi dall'Italia... Oltre a me
collaborano due miei frati, uno con un programma sulla "Morale
Odierna" (col sottotitolo: "Nel secolo della scienza e della
tecnologia, possiamo mettere da parte la morale? Dove arriveremmo? Come sarebbe
la vita?"); l'altro come cronista della Messa domenicale in diretta dalla
cattedrale: entrambi sono molto apprezzati (nonostante la loro cultura solo di
base).
14)
SOCIALIZZAZIONE E AUTO FINANZIAMENTO
Morogoro, 08.02.2001
A dicembre abbiamo avuto anche i
primi parti "in casa" (si fa per dire!): due scrofe comprate a ottobre
hanno dato alla luce 18 porcellini. Stiamo costruendo in fretta altri due locali
per separarli dalle madri. È un primo tentativo di allevamento commerciale per
l'auto sostentamento, pallino fisso di ogni tanzaniano, anche ecclesiastico. Che
poi si riesca è un altro affare, nonostante le capacità del nostro Daudi che
va pure coltivando (sempre a Kiroka) tipi pregiati di banane, ananas ed altro.
Sempre in questa direzione l'altro
ieri siamo andati a scegliere un'altra campagna a venti chilometri da qui, ma
verso il nord, dove il municipio ha ottenuto dal vicino villaggio di Kimambira
1.200 ettari per le attività agricole della gente di città. Noi ce ne siamo
fatti assegnare 18, tutti vergini (è bosco), a poco più di un chilometro dalla
stazione ferroviaria per merci. Vedremo se tra un paio di anni potremo avviarvi
una comunità o almeno un eremitaggio. Se no lo daremo in uso a chi non ha dove
coltivare, come già facciamo a Kiroka.
15)
SOSTEGNO ECONOMICO
Morogoro, 5.01.2002
Abbiamo già terminato la
costruzione di due nuove aule e fatti i preparativi per mettere su tre
laboratori di scienze, e poi un ufficio con magazzino. Vi interesserà sapere
che la diocesi di Roma ci ha inviato per questo fine quattordici milioni di lire
tratti dal famoso otto per mille.
Approfittando anche di quanto raccolto da me in Italia, abbiamo
avviato i preparativi per la
costruzione di un asilo infantile in questa borgata.
16)
RISORSE NATURALI
Morogoro, 7.06.03
Una elle più sensate alternative
è ricorrere al sottosuolo che si rivela sempore più ricco, anche se privo di
petrolio. Ho letto che la Tanzania è al terzo posto mondiale quanto ad
estrazione di oro. Cosa ancora più promettente, ci sono grossi quantitativi di
pietre preziose fino ai diamanti.
Il problema più grosso è
riuscire a far sì che questa autentica ricchezza vada a vantaggio della
popolazione. I governanti succedto a Nyerere hanno aperto sempre iù le porte a
compagnie straniere ma ancora non si è visto cosa vi guadagni la nazione..
Si calcola che i iccoli scavatori
siano già un milione, tra cui duecentimula donne. Mentre vi scrivo alcune di esse sono a Vicenza per una fiera
internazionale del settore. Il guaio è che nel complesso i tanzaniani non hanno
capital da investirein una impresa come questa che, salvo colpi di fortuna,
richiede temoi prima di dare frutti significativi. Mentre la famiglia continua
ad avere bisoigno dcibo, di vestiti, di medicine...
Molti stranieri, sopattutto
tailandesi, si sono arricchiti così,
comprando a quattro soldi materiale ga milioni ed esportando poi con sotterfugi
per non pagare allo Stato neanche il 3% richiesto.
17)
LE SCUOLE
Morogoro, 27.11.00
(Alla struttura scolastica preparata dai Battisti statunitensi) se ne
va affiancando una seconda, data la nostra decisione - accolta con entusiasmo -
di avviare da gennaio una specie di scuola superiore accelerata (due anni in
uno) e gratuita (almeno finché gli aiuti dall'Italia ce lo permetteranno).
Approfitto dell'argomento per
comunicarvi che dal 2 ottobre è in funzione il nostro asilo di Kiroka, con
50/60 bambini; abbiamo dovuto superare qualche diffidenza e trascuratezza (il
Comune ha perfino smarrito la nostra lettera di richiesta di autorizzazione), ma
ora va bene. Il contributo che chiediamo ai genitori è il granturco per la
farina zuccherata che passiamo ai bambini e la legna per cucinarla; entrambe le
cose a loro portata.
Morogoro, 08.02.01
Le ultime iniziative avviate sono
il corso celere di scuola superiore e la scuola di recupero per ragazzi
analfabeti. Il primo si svolge qui in periferia, dove abbiamo selezionato 49
persone - in maggioranza donne - tra le 169 esaminate e molte le venute in
ritardo a chiedere, anche dall'estremo nord. Il professore di inglese (l'unico
laureato di Izazi che ora vive con noi e si orienta al sacerdozio) ha detto di
non avere mai visto una classe così
eterogenea. Intanto l'età (dai 14
ai 44 anni). Poi gli indumenti (contrariamente alle abitudini locali non c'è
uniforme, quindi si va dai 2 frati scalzi e alle 10 suore con velo, fino alle
ragazze musulmane pure col capo coperto e a quelle "sportive", salva
la decenza).
Ci sono lavoratori che frequentano
solo di sera e al sabato quando vengono insegnati inglese, kiswahili, storia,
geografia, educazione civica e Bibbia - quest'ultima alla pari e solo per i
cattolici e chi altri lo desideri - mentre al mattino, fino al venerdì - si
insegnano matematica, biologia, fisica e chimica; c'è una mamma col suo secondo
figlio (il primo ha fallito l'esame); c'è un giovane quasi cieco, etc. Noi
puntiamo sulla qualità degli insegnanti: siamo in otto, preparati, capaci e
impegnati; un paio li abbiamo sostenuti noi per gli studi, negli anni scorsi.
La scuola di recupero si svolge a
Kiroka dove vi accennavo che il 70% dei bambini non frequenta la scuola
dell'obbligo. Tanto che il Governo aveva già puntato là gli occhi per un
progetto-pilota in questo senso, da estendere poi a tutto il Paese, per
combattere la ricaduta nell'analfabetismo, provocata soprattutto dalle direttive
del Fondo Monetario Internazionale coi suoi famigerati tagli al bilancio per le
spese sociali (finalmente anche i suoi "esperti" stanno documentando
che dette direttive hanno fatto aumentare la povertà del Terzo e Quarto
Mondo...).
Quando abbiamo presentato la
nostra intenzione all'Ispettore di zona ci ha subito autorizzato e in pochi
giorni si sono iscritti 7 ragazzi tra i 13 e i 18 anni, subito aumentati a più
di 15. Per ora insegna solo i rudimenti la maestrina dell'asilo (anch'essa
sostenuta da noi agli studi anni fa), ma presto dovremo cercare un vero maestro
per avviare un corso triennale che possa concludersi con la licenza elementare.
Morogoro, 5.01.02
Comincio con la nostra Scuole
superiore: 48 studenti vi hanno affrontato con buone speranze l'esame di
seconda. I risultati sono attesi entro un mese e in base ad essi divideremo la
classe in due: quelli che
possono continuare a fare due anni
in uno e quelli che invece è
meglio vadano a passo
normale. Già molti hanno chiesto
di aggiungersi ad essi per continuare gli studi dovuti interrompere a causa
dell'esaurimento di fondi o per ripetere l'anno. Quindi le due classi saranno
entrambe piene.
Daò 2 di questo mese è
cominciato il corso (anch'esso gratuito di inglese e matematica per oltre
50 nuovi alunni scelti il mese scorso tr un numero triplo di candidati, alcuni
trasferitisi a Morogoro da altre regioni per approfittare dell'occasione più
unica che rara.
Morogoro, 5.04.03
A proposito di risultati, sono
stati pubblicati quelli relativi agli esami di novembre. Dei nostri 24 candidati
al certificato di 4^ superiore, solo una bocciata. Tutti gli alri avranno il
famoso pezzo di carta che aprirà loro varie porte. Non è che ci sia molto da
rallegrarsi, dato che sei hanno avuto la promozione di terza categoria e
diciassette di quarta. Noi speravamo meglio. Ma molti ci complimentano dato il
confronto con altre scuole.
Intanto l'asilo "San
Francesco" va bene. Tra un
paio di giorni dovremmo finire i pavimenti dei locali, così da poter accogliere
altre numerose richieste, arrivando magari al massimo previsto di 200 bambini
dai 3 ai 7 anni. I genitori (salvo i più poveri) contribuiscono alle spese per
le 3 maestre e per la farinata al latte. Non sono come quelle per studi
superiori.
18)
CENTRO EDUCATIVO "S. ELISABETTA"
Morogoro,
31.03.01
Nella storia della Chiesa il
secolo appena trascorso resterà ricordato per la conversione dell'Africa e la
contemporanea apostasia dell'Europa. C'è
da stupirsene? Ogni seme per attecchire e ogni pianta per sviluppare ha bisogno
di condizioni vitali. Il cristianesimo ha bisogno, appunto, dell'umiltà e della
semplicità. Se oltre ad esse manca anche la generosità e la purezza, è la
fine. Ci si riduce a sterili critiche degli uomini di Chiesa, poi delle
strutture e infine delle dottrine rivelateci da Dio, restano le ceneri da cui
ripartire, come in questa quaresima.
Proprio pochi giorni prima di
intraprendere l'itinerario spirituale verso la Pasqua, abbiamo avuto di nuovo
tra noi il carissimo arcivescovo di Catania con una ventina di sacerdoti al
seguito, tutti diretti alla parrocchia di Migoli in diocesi di Iringa, dove
sorsero le nostre comunità francescane. L'ultimo giorno della loro permanenza là,
mons. Bommarito ha benedetto
la nuova chiesa di Izazi, proprio
il villaggio dove ho vissuto dieci anni di cui ringrazio Dio.
Qui a Morogoro ha benedetto i
locali della nostra scuola, che abbiamo "battezzata" Centro Educativo
Santa Elisabetta, contemporanea di San Francesco e sua seguace senza mai
incontrarlo. Figlia di re e sposa di duca, madre di tre figli, rimasta vedova,
venne cacciata dal castello. Poté allora dedicarsi completamente ai poveri. Morì
a 24 anni ed è patrona del Terzo Ordine francescano di cui noi siamo parte.
Potrà costituire un buon modello di giovinezza per le studentesse e gli
studenti del nostro Centro.
Molto realisticamente Mons.
Bommarito ha citato loro le parole di Dumas: "Aprite scuole e chiuderete
carceri". Si, non si tratta
solo di trasmettere nozioni (specie se sballate come quelle di certi programmi
scolastici materialistici), ma valori. Un sabato, invece che alle lezioni, hanno
partecipato ad una giornata "per la vita" (organizzata dall'omonimo
movimento) restandone entusiasti.
19)
EVANGELIZZAZIONE
Morogoro, 05.01.02
Nei primi di dicembre, otto di noi
(tra professi, novizi e postulanti) sono
andati nella parrocchia di Lumbiji per fare evangelizzazione e catechesi,
distribuendosi nelle varie zone. Alcuni villaggi sono a 8 ore di cammino dal
centro parrocchiale, dove vive l'unico prete (quasi sessantenne ma molto
attivo). Tra l'altro la parrocchia stessa è raggiungibile solo a piedi (o in
bicicletta, tre ore di sella dalla fermata dell'auto). La zona è molto fertile
ma appunto le difficoltà di trasporto rendono quasi senza valore i vari
prodotti della terra. Inoltre in un
villaggio i nostri hanno scoperto che
solo il catechista aveva fatto le elementari dato che le scuole sono a molte ore
di distanza. Nonostante questa povertà economica e culturale, la gente ha
accolto molto bene il nostro apostolato. Molti sono stati ad ascoltare
dalla mattina al pomeriggio, e alla fine hanno chiesto che il giorno
seguente ci si prolungasse di più, tanto era il desiderio, accumulato da anni,
di ascoltare la Parola che salva. Naturalmente hanno chiesto che l'anno prossimo
si ripeta l'annuncio... ma altri attendono. Vedremo cosa fare, in pochi come
siamo.
Grazie a Dio, nella loro zona la
radio dioceana si riceve bene e con la mia direzione ne è molto rafforzato il
carattere religioso, con l'introduzione di nuovi programmi e di spot
evangelizzatori.
20)
LO STRUMENTO DELLA PREGHIERA
Morogoro, 31.03.01
(Abbiamo bisogno di) un profondo rapporto con Dio (che non è solo un
nome o una ideologia) anche nella molteplicità degli impegni.
A sostegno di questa impresa, le
nostre comunità (dei Piccoli Fratelli)
pongono oltre quattro ore giornaliere di preghiera. Come ho già
avuto modo di scrivere, c'è la Messa quotidiana, che è la partecipazione alla
morte e alla resurrezione di Gesù e alle mense della sua Parola e del suo Corpo
e Sangue; c'è il canto della liturgia delle Ore (anch'essa a base di Parola di
Dio); c'è il Rosario per approfondire con Maria i misteri del suo Figlio; c'è
l'orazione silenziosa dove ognuno è a cuore a cuore con Dio...
Forme varie, sperimentate da
secoli, sicuramente valide per il terzo millennio ed oltre.
È stando a lungo con Gesù che si va al Padre, si conosce la verità
(anche su noi stessi) e si riceve in dono la vita, quella vera, di qualità
divina.
Lasciate che inviti anche voi a
provare con nuovo impegno questa cura necessaria ai malanni del nostro tempo.
Sapientemente il Papa ha indicato questa priorità alla Chiesa di oggi. Senza di
essa, tutti i progetti sono destinati a fallire, uno dopo l'altro,
inesorabilmente.
Per questo ogni notte, poco dopo
l'una, le nostre cinque comunità si ritrovano nelle rispettive piccole cappelle
con il buon Gesù per segnarsi le labbra con la sua croce e invocare l'aiuto
necessario per pregare: "Signore, apri le mie labbra; e la mia bocca
proclami la tua lode!". Si, dobbiamo chiedere il dono della preghiera!
Perché essa non è tanto nostro sforzo, quanto opera dello Spirito Santo in
noi. C'è un lungo cammino da fare
per lasciarlo operare come vuole, senza opporgli resistenza né creargli
ostacoli.
Ma con voi non mi dilungherò su
questo, come faccio invece con i giovani nei corsi di "vita
spirituale"... mi basta invitarvi a provare e riprovare.
Il resto lo farà Lui, se sarete semplici, umili e puri di cuore.