Stralci dalle Circolari

Stralci dalle Circolari (raccolti dal compianto Enrico Riccioni, padre di P. Riccardo Maria)

 

Stralci

dalle

CIRCOLARI

 

OTTOBRE MISSIONARIO 2003

 

Per aiutare a sentire più autenticamente

il mese missionario,

a ricordo del 25* di sacerdozio

di fr. Riccardo Maria,

ecco alcuni stralci significativi

delle sue lettere dalla Tanzania.

 

SOMMARIO

 

- Presentazione

 

 1) - INCENDIO DEL CONVENTINO DELLE RAGAZZE

 2) - I "PICCOLI" MOVIMENTO MULTIFORME

 3) - EFFERVESCENZA VOCAZIONALE

 4) - MOGLIE EROICA

 5) - MORTE DEL PRESIDENTE NYERERE

 6) - PROSPETTIVE DI GIUBILEO

 7) - PELLEGRINAGGIO DEL GIUBILEO

 8) - VISITE DI AMICI ALLA MISSIONE

 9) - EFFETTO AFRICA

10) - LA LETTERA DI EDITHA

11) - LA RADIO DIOCESANA

12) - LA RADIO E I RAPPORTI FRA RELIGIONI

13) - LA RADIO NEL SUO ESERCIZIO

14) - SOCIALIZZAZIONE E AUTO FINANZIAMENTO

15) - SOSTEGNO ECONOMICO

16) - RISORSE NATURALI

17) - LE SCUOLE

18) - CENTRO EDUCATIVO "S. ELISABETTA"

19) - EVANGELIZZAZIONE

20) - LO STRUMENTO DELLA PREGHIERA

 

 

PRESENTAZIONE

 

 

     L'avere messo assieme queste paginette ha un chiaro significato se collocato, in modo giusto ed opportuno, negli avvenimenti storici di cui presentano un tentativo di realizzazione.

 

Siamo nel quadro della PLANTATIO ECCLESIAE IN AFRICA.

C'è un settore della VIGNA DEL SIGNORE, ci sono modesti OPERAI che nello spirito del Vangelo, accogliendo l'invito e seguendo l'esempio di FRANCESCO, vi stanno gioiosamente lavorando.

 

Gli avvenimenti sono:

I VIAGGI  DEL SANTO PADRE NEL CONTINENTE NERO

IL SINODO AFRICANO,

IL SUCCESSIVO DOCUMENTO PONTIFICIO

LA CELEBRAZIONE DELL'ANNO SANTO

L'INIZIO DEL NUOVO MILLENNIO.

 

Essi vengono letti e verificati

nella presentazione di alcuni stralci  delle

CIRCOLARI DALLA TANZANIA

offerti  in occasione della Messa di ringraziamento per il

VENTICINQUESIMO DI SACERDOZIO

di fr. RICCARDO MARIA RICCIONI

 

Possa questo modesto contributo 

trasmettere gioia e rinnovare fede, a laude di Dio. Amen.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1) INCENDIO DEL CONVENTINO DELLE RAGAZZE

 

 

Iringa, 06.05.1994  Avevo appena finito di chiudere la busta domenica sera alle 10 meno 5, quando il solito ignoto (?) ha appiccato il fuoco al conventino delle ragazze (14) che si erano appena addormentate.

Grazie a Dio e alle grida del vicino che ha visto tutto, sono riuscite a scamparsela. Nonostante l'impegno di molti, però,  la casa è andata quasi tutta distrutta. Il delinquente sospettato è già dentro. Non sembra che il motivo del tragico gesto sia direttamente religioso, anche se da tempo i musulmani attizzano sottosotto, come pure i commercianti e ricchi in genere, toccati nei loro interessi.

Dato che si possono verificare anche altre intimidazioni, dopo avere discusso in comunità e parlato oggi con il vescovo, siamo in procinto di trasferirci altrove, probabilmente nell'ultimo villaggio della parrocchia, dalla parte Sud, verso Iringa.  È  quanto suggerisce il Vangelo e anche San Francesco, con la benedizione di Dio.

 

 

Da una lettera successiva da Mkungugu:

 

Appena spento l'incendio, abbiamo ringraziato Dio per la incolumità di tutte le persone e pregato per gli artefici (o artificieri), concludendo con canti e balli.  In seguito abbiamo cercato di valutare insieme la situazione sottomettendo la questione al nostro caro vescovo che ha condiviso l'opportunità di trasferirci almeno per un congruo periodo. Lui stesso è venuto ad Izazi per rendersi conto dei danni, assicurarci la sua solidarietà e spiegare ai capi del villaggio i motivi della decisione del trasferimento.

A parte lacrime e singhiozzi per la separazione, nonché fatiche per la ricostruzione, è chiaro che il nuovo ambiente è più adatto per la salute e la disponibilità del fisico alla preghiera, quindi per una comunità in formazione. Anche l'allontanamento da un ambiente in cui si era tanto inseriti in tutti i sensi,  permette di essere meno "presi" e quindi di potersi dedicare quasi esclusivamente a questi giovani alle porte del noviziato.

Intanto si sono fatte puntate domenicali nei villaggi vicini (Ikengeza), dove poi sono stato  io con 15 ragazze per due settimane di evangelizzazione ben riuscite.

 


 

 

2) I "PICCOLI", MOVIMENTO MULTIFORME

 

 

Mkungugu 19.06.1994

 

Abbiamo così deciso il nuovo nome e il nuovo abito della comunità di Mkungugu: case nuove, vita nuova, come "Ndugu Wadogo wa Afrika" (Fratelli Piccoli d'Africa), con sul cuore un'Africa sormontata dalla croce, e con una decisa volontà di inculturazione del carisma evangelico di san Francesco.

 

 Basta credere alla Provvidenza e tutto è meraviglia; anche l'opera nefasta dell'uomo contribuisce ai suoi piani di amore. Dio chiude una porta e spalanca un portone. Ciò che chiediamo continuamente è solo di essere strumenti docili nelle sue mani per l'avvento del suo Regno!

 

 

(Nelle COSTITUZIONI proposte al Vescovo di Morogoro), ci siamo presentati non come un istituto religioso di tendenza romitoriale, ma come un movimento multiforme per una Chiesa-famiglia, secondo gli indirizzi attuali della Chiesa, specie dopo il Sinodo Africano.

 

Ci saranno diversi rami (corrispondenti ai vari Ordini iniziati da San Francesco e alle relative regole: frati itineranti, monache clarisse di clausura, comunità a residenza fissa, preti e laici nel mondo, comprese famiglie) e diversi gradi di impegno (con esclusione dei voti religiosi).

 

Naturalmente spiccano i valori francescani di fraternità e minorità, quindi povertà in forma adatta all'ambiente di miseria, nonché preghiera, anche notturna (il passo relativo è stato forse il più acclamato). Valori sempre rielaborati in un contesto nuovo. Speriamo che lo Spirito Santo ci abbia illuminato.

 

 

 

           

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3) EFFERVESCENZA VOCAZIONALE

 

Morogoro,  17.02.1996

 

Quanto ai ragazzi (e alle ragazze), dopo il trasferimento qui, ne abbiamo accolti già altri diciassette. Per loro tra oggi e domani inizierà un corso introduttivo sulla vocazione. I prossimi li accoglieremo a luglio; già ce ne sono in lista. La cosa più sorprendente non è il numero quanto la facilità con cui si inseriscono in comunità. C'è un clima così familiare e sereno, che subito si sentono a casa loro. Non che manchino gli aspetti duri... nel cibo, nel ritmo di vita e del lavoro (lunedì comincerà anche l'aratura...), ma la gioia e la fraternità prevalgono su tutto. Particolarmente gradite le conferenze e le lezioni quotidiane, seguite con molto interesse. Oltre al sottoscritto e a suor Pierfirmina, abbiamo approfittato della collaborazione di una consacrata secolare (ex ragazza madre) per l'educazione sessuale, di un diacono da vent'anni in attesa di ordinazione sacerdotale, nonché di un cappuccino svizzero da oltre cinquant'anni in Tanzania, per i ritiri mensili e le confessioni. Certo, vicino a una città ci sono possibilità che non c'erano a Izazi e Mkungugu.

 

Vedremo quindi le prossime collaborazioni. Non sempre sono facili. La formazione è un compito così delicato che non si può delegare a chiunque. Anche nella Chiesa ci sono prospettive  a volte molto divergenti, sia a livello teorico che pratico. Non posso fare a meno di notare che la pastorale locale risente molto dello stile nord-europeo dei suoi primi evangelizzatori, così differente dallo stile italiano che domina a Iringa: per esempio, il sacramento della riconciliazione (la "confessione") ha qua un posto veramente marginale, e l'esperienza pastorale dice quanto questo elemento sia decisivo per la vitalità o meno della comunità ecclesiale.

 

Da parte nostra, continuiamo a seguire la linea ufficiale, approfondendo con la Bibbia il Catechismo della Chiesa Cattolica, così chiaro e ricco di contenuti. Naturalmente si tratta di tradurlo in lingua e cultura locale, in attesa della traduzione swahili ufficiale. Vi assicuro che è un lavoro a me molto più congeniale che non quello di costruire. Una persona mi ha scritto scherzando: "Siete diventato un costruttore di appartamenti oltre che di 'santi' per il Paradiso. Non è che da piccolo la vostra aspirazione era fare il 'palazzinaro'?  Se è così, stavate meglio in Italia. Sareste diventato, a questo punto, ricco sfondato. A voi però piace costruire conventi e qua non è che ce ne sia tanto bisogno vista la mancanza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di vocazioni sia maschili che femminili. In Italia vi è piuttosto un grande bisogno di carceri per rinchiudere i vari tangentisti che spuntano come funghi". Fin da quando entrai in convento fui messo in guardia dal "male della pietra", cioè dal vizio fratesco  di costruire tanto per fare qualcosa e lasciare ricordo di sé... Come ha intuito la suddetta persona, il mio caso è diverso. c'è una effervescenza vocazionale da sistemare, a parte la necessità fratesca di essere sempre pronti a lasciare il nido per non contrastarlo a nessuno, anzi ad andare altrove a fare penitenza quando non si è graditi in qualche posto.

 

 

 

 

4) MOGLIE EROICA

 

Morogoro, 12.06.1996

 

Quest'anno sono anche morti diversi genitori dei miei ragazzi e ragazze, l'ultimo alla fine di maggio. Essendo questo di Mkungugu, ho conosciuto bene la famiglia e la vicenda che penso valga la pena di raccontare.

Sposato regolarmente in chiesa, con una fervente dirigente cattolica, dopo il sesto figlio pensò bene di abbandonarla per vedere un po' di mondo. La donna, fedele, si tirò su la prole per dieci anni cercando inutilmente di riportare a casa il marito che giustogiusto viveva qua a Morogoro. Quando vide che da un bel pezzo era sempre malato, andò a prenderselo, riuscendovi solo dopo aver prima subito un netto rifiuto della parentela di lui. Ha spiegato alla gente del villaggio: "Siamo stati separati quando era sano, ma ora sta male... è mio marito".

Così gli ultimi mesi di AIDS se li è fatti in famiglia. La vedova ha risposto l'altro ieri alla mia lettera di condoglianze (e di ringraziamento per la testimonianza data): "Ringrazio Dio per il suo grande amore che mi ha concesso da quando ho preso ad assistere la mia metà fino al momento in cui mi ha lasciata".

Sappiate che non è la sola da queste parti a saper perdonare fino a questo punto di eroismo, affrontando il pericolo prossimo di contagio. Naturalmente ora chiede preghiere per sé.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

5) MORTE DEL PRESIDENTE NYERERE

 

Morogoro, 23.10.1999

 

Siamo in lutto, per un mese intero. Oggi è stato sepolto a Butiama, suo villaggio natale, il padre della patria JULIUS KAMBARAGE NYERERE. Probabilmente voi avete visto qualcosa delle commoventi scene di affetto del popolo tanzaniano per il suo scomparso leader. A Dar es Salaam hanno accolto il suo cadavere diversi milioni di persone.

Il Cardinale Pengo ha iniziato la messa di suffragio dichiarando che non per sbaglio si stava usando il colore bianco invece del viola, proprio dei morti; si è voluto tenere conto dell'esemplarità  di una vita,  ancor più sorprendente perché condotta nell'agone politico, che anche il Vangelo presenta a tinte fosche; dopo tale affermazione ha sfidato chiunque a testimoniare su qualche mala azione del defunto, prima di continuare la messa in bianco.

Un uomo di fede, un uomo di giustizia e di pace fino all'ultimo.  Anche dopo aver saputo che la leucemia gli lasciava pochi mesi ha continuato a lavorare per la riconciliazione del Burundi. Un uomo vero, sapiente e sorridente, "mtu wa watu" come si può dire con una espressione concisissima difficile a tradurre: "persona di persone", con gli altri e per gli altri.

Tutti noi tanzaniani siamo coscienti che egli è stato un vero dono di Dio, più unico che raro, e non solo in questo continente alla deriva. Abbiamo pregato che la sua vita fosse prolungata, poi tutti abbiamo piegato il capo al piano di Dio. Ci siamo raccomandati a vicenda di non disperdere l'eredità di pace che è il principale vanto di questo paese.

Nessuno nasconde un certo smarrimento, il timore che la situazione cambi in peggio, e soprattutto che i rapporti interreligiosi restino compromessi.  Per questo scopo nelle varie città si sono tenute assemblee popolari per pregare insieme, Musulmani, Cristiani e anche Hindu, ognuno a modo suo, è chiaro. Noi abbiamo partecipato nello stadio di Morogoro con oltre diecimila persone, in gran parte ragazzi e giovani delle scuole. Che spettacolo! E quanti pensieri sul loro conto! Cosa gli riserverà la vita a cui si sono appena affacciati? Cosa possiamo fare per loro perché possano affrontarla bene? Quanto ha fatto un laico cristiano come Nyerere perché ognuno abbia quanto dovuto alla dignità umana! Ora egli ci ha lasciato il suo leggendario bastone del comando perché portiamo avanti la sua lotta contro l'ignoranza, la malattia e la miseria, per una civiltà dell'amore, dell'eguaglianza e della solidarietà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho cercato di parteciparvi qualcosa di ciò che stiamo vivendo in questi giorni, ma ciò che più colpisce è il clima di serenità nel dolore comune, la volontà di riflettere e raccogliere il messaggio di una vita, l'unità di intenti. Ci sono delle morti così belle che trasmettono a tutti buoni sentimenti, creano un ambiente natalizio da idillio, portano pace nel cuore, fanno apprezzare una vita tutta spesa per amore!

Pochi giorni prima di detta morte si è festeggiato per il raggiungimento del 6° miliardo di esseri umani viventi. Mezzo miliardo sotto il numero previsto anni fa dagli apocalittici della demografia. Ma ormai da tempo tutte le proiezioni vengono continuamente ribassate: sono ormai molti gli Stati - Italia in testa - in cui le nascite non rimpiazzano affatto i morti, e in cui i pensionati continuano a gravare sempre più sulle poche persone attive. Ciononostante c'è ancora gente così disinformata e arretrata da farsi prendere da incubi per la cosiddetta sovrappopolazione, reale solo per poche zone del pianeta. Li paragono a quelli che, avendo saputo di una serie di tremendi terremoti,  si rattristano al sapere che vi siano troppi superstiti. Dicono: "Che peccato! Sarebbe stato meglio che ne fossero morti di più!"

 

I sei miliardi di persone che popolano ora la terra sono i sopravvissuti a tremendi avvenimenti del nostro secolo. Ne elenco alcuni per accenni:

- la strage degli innocenti per aborto "legale" o meno (oltre cento milioni l'anno);

- due guerre mondiali e numerose altre locali;

- l'olocausto degli ebrei e di altri popoli;

- le pulizie etniche;

- i campi di concentramento e i gulag;

- le sanzioni economiche senza fine;

- le conseguenze dell'uso di armi atomiche, batteriologiche e chimiche;

- l'odio religioso;

- le imposizioni sui bilanci dei paesi debitori;

- le campagne contraccettive a base di prodotti cancerogeni;

- le uccisioni per estorsione e  per trapianti di organi;

- le violenze sessuali;

- le condanne a morte, anche di innocenti;

- l'espropriazione di terre ai popoli indigeni;

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- la negligenza nella conduzione di centrali nucleari;

- la dispersione di materiali radioattivi;

- la produzione e il commercio di droghe e tabacco;

- gli scontri sulle platee dei campi di gioco;

- l'usura e il ricatto;

- le riforme agricole "a tutti i costi";

- le lotte di potere fra fazioni;

- i conflitti tribali;

- le catastrofi ecologiche;

- i suicidi e l'eutanasia;

- le bombe a uomo;

- l'arruolamento di bambini;

- l'indifferenza alla fame;

- la trascuratezza nel diffondere medicinali disponibili;

- la diffusione dell'AIDS con l'incoraggiamento di presunti profilattici;

- la guida pericolosa;

- il rifiuto di soccorso;

e chi più ne ha più ne metta!

 

Personalmente ringrazio Dio che, nonostante tutto questo, continua a creare a sua immagine e somiglianza più di quanti noi riusciamo ad eliminarne... e tra tanti tira fuori dei capolavori come Nyerere. C'è da sperare per il nuovo millennio. Ma anche da lavorare di lena.

 

 

 

6) PROSPETTIVE DI GIUBILEO

 

Morogoro, 10.01.2000

 

Quando ero piccolo si diceva: "Chissà come sarà la vita nel duemila?"

Beh, ci siamo arrivati e abbiamo visto. Ma oltre alla dimensione telematica, io continuo a prendermi il (dis)gusto di vedere qualche altra dimensione della realtà: si, in pieno duemila, miliardi di nostri fratelli vivono nella più nera miseria.-

Detto questo, è poco rilevante aggiungere, ad esempio, che la maggioranza dell'umanità non ha mai fatto una telefonata in vita sua, o che la città di Tokio ha più telefoni che tutta l'Africa.

Allora  ci vuole proprio il Giubileo,  preso seriamente, per una globalizzazione della  solidarietà e una ridistribuzione dei beni, delle conoscenze, etc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

7) PELLEGRINAGGIO DEL GIUBILEO

 

Morogoro, 29.02.2000

 

L'altro ieri sono rientrato da un pellegrinaggio giubilare. Meta il santuario nazionale di Bagamoyo, a 190 chilometri da qua. Non vi è avvenuta nessuna apparizione dal cielo, né vi si trovano appesi tanti ex-voto per grazie ricevute. Ma è difficile trovare un luogo che dica tanto a un cattolico tanzaniano. E ognuno degli 8.000 visitatori annuali del museo parrocchiale, di qualsiasi fede e opinione, lingua e cultura, resta toccato nel più intimo della propria umanità.

Diciamo "il cuore". Proprio di esso parla il nome della località ("getta il cuore via"), in riferimento all'essere stato punto di arrivo delle carovane di negrieri dall'interno del paese e dal Congo, che tra le merci trascinavano in catene esseri umani di ogni età e sesso per venderli come schiavi. Se molti erano già morti (uccisi) per strada, chi arrivava a Bagamoyo doveva rinunciare per sempre alla speranza di rivedere i suoi e di vivere libero. Veniva "spedito" (è il termine giusto) nelle isole oceaniche, od oltre, per arricchire di più i già ricchi. Non meno di un milione di schiavi, fino all'inizio del XX secolo, "esportati" da questa terra.

Se chi deportava era in genere arabo, non dimentichiamo che chi comprava e sfruttava era spesso europeo. La ricchezza degli USA, ad esempio, quanto deve al lavoro "da negri" della nostra gente? Ma guai a parlare di riparazione! Clinton due anni fa venne in Africa ma rifiutò assolutamente di chiedere perdono a nome del suo paese. Senza dire che la tratta degli schiavi continua, non lontano da qui, in pieno duemila. Nel Sudan musulmano, ma appoggiato dalla Francia (area Euro), un'associazione di volontariato ha negli ultimi anni acquistato e liberato 15.000 schiavi provenienti dal Sud e dall'Uganda; se vi interessa il prezzo, è di 50 dollari a testa (100.000 lire). Ma quanti hanno perso definitivamente la propria dignità di persone? Sono tuttora esposti ad ogni umiliazione, senza che i potenti perdano il sonno per questo. Guai a chi non sa essere un "vincente" nella competizione globale!

 

Ma in questo mondo, per questa gente, è venuto il Figlio di Dio come redentore, dando la propria vita in riscatto. È quanto ci ricorda il Giubileo, specie a Bagamoyo. Il cristianesimo fece una prima comparsa in questo paese all'epoca dei grandi viaggi di scoperta, all'ombra delle roccaforti portoghesi lungo la costa dell'Africa orientale (1498-1698). Dopo il ritorno del predominio arabo islamico, nel 1863, i missionari dello Spirito Santo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

riuscirono a entrare nell'isola di Zanzibar (sede del sultano) e cominciarono a redimere gli schiavi. Quando lo spazio non bastò più, nel 1868 scelsero Bagamoyo (sulla costa del continente) per trasferirvi decine di liberti. È il nuovo inizio del cattolicesimo in questo paese, ora giunto ad oltre sette milioni di fedeli, uno dei prodigi missionari (a detta degli storici). A  Bagamoyo, oltre ai ricordi dell'indegno commercio, si può vedere dove fu innalzata la prima croce, dove fu celebrata la prima Messa, dove fu costruita la prima chiesetta (circa 3 m x 3), e poi le prime costruzioni della missione. Anche un baobab piantato quell'anno e ora largo dodici metri.

La spiaggia, soggetta alle maree, è quasi come allora: sabbia, palme e qualche rustica barca a vela in riparazione. Altre sono in mare per la pesca; ma è facile immaginare come una di loro trasportò i primi due missionari, già avanti negli anni, e poi gli ex schiavi. Un arrivo molto diverso dal nostro, atterrati in poche ore in un aeroporto internazionale circondato da strade asfaltate. Un altro mondo, si direbbe. Ma l'uomo è sempre lui, in fondo, col suo mistero bisognoso di soluzione.  Dopo i primi, altri seguirono, uomini e donne nel nome di Cristo, dicendosi: "Salpare i mari, salvare un'anima e morire!"

Il cimitero locale è testimonianza di questa fede e di questo amore; attorno alla croce, file di tombe di missionari da una parte e di missionarie dall'altra, circondati da quelle della loro gente. Nel 1877 già dodici spiritani erano morti, età media 25 anni. Nei dieci anni seguenti sbarcarono in Tanzania anche i Padri Bianchi; 23 ne morirono entro tre mesi. La malaria era inguaribile. Ma non fermava l'ardore missionario. Nel 1870 veniva aperto il primo seminario; nel 1875 il primo religioso locale emetteva i voti, nel 1917 venivano ordinati i primi quattro sacerdoti (nel nord-ovest), nel 1952 il primo vescovo che poi nel 1960 divenne il primo cardinale nero della Chiesa intera.

A Bagamoyo si era formato un villaggio cristiano di ex-schiavi. Ma presto si vide che l'evangelizzazione doveva estendersi a tutti; così nel 1877 si aprì la prima missione nell'interno, a Mhonda (undici giorni di viaggio, allora) e dopo 5 anni un'altra a Morogoro, dove più tardi si trasferì la sede diocesana, mentre altre circoscrizioni ecclesiastiche vennero ritagliate nell'immenso territorio..

Sono andato con la scusa di accompagnare una trentina di suore locali, ma in realtà da tempo vado pensando ad organizzare un pellegrinaggio a piedi, quindi è stato anche un sopralluogo e un esame del percorso. Ciò non toglie che abbia fatto sul serio: abbiamo adorato l'Eucaristia tutta la notte (salvo addormentarsi un po' in chiesa) pensando alle origini e pregando per il presente e il futuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Morogoro, 18.07.2000

 

A febbraio vi ho parlato di Bagamoyo e dell'intenzione di guidarci un pellegrinaggio a piedi. Beh, ce l'abbiamo fatta in 24, tutti maschi dopo la decisione prudenziale di escludere il gentil sesso. Siamo partiti dalla cattedrale dopo la Messa del mattino e la benedizione del vescovo il giorno 19 giugno e siamo arrivati alla meta il giorno 24: circa 190 chilometri in sei giorni,  con un massimo di 38 per tappa.

Abbiamo seguito l'asfalto della strada per Dar es Salaam fino a Mlandizi poi abbiamo tagliato per la terra battuta ben più confortevole (per i piedi nudi). Abbiamo dormito nella chiesa di Fulwe, nella scuola secondaria dell'esercito a Visakazi, nell'ex-canonica di Chalinze (una delle due sole parrocchie incontrate nel tragitto, tutto in zona massicciamente musulmana), nella scuola elementare di Ruvu e infine in una abitazione per dipendenti statali a Yombo. In ogni caso per terra, con qualcosa di sotto e qualcosa di sopra, normalmente senza porte e finestre. Anche per mangiare ci siamo arrangiati. Oltre a sedici di noi c'erano 8 laici, giovani e meno, con due ultrasessantenni.

Per tutti è stata un'esperienza formativa: non perché ci fossero lezioni o conferenze, ma perché ci si è dovuti superare continuamente per non rinunciare alla meta. E si sa che il pellegrinaggio è un simbolo del viaggio terreno verso la patria celeste, cui non si deve rinunciare a nessun costo. Sembrava che non ce la potessimo fare, nonostante che camminassimo più che altro di notte (partendo anche alle due e mezzo) per evitare il sole che picchia anche in questo tempo di freddo. Nella stanchezza pensavamo ai chilometri macinati dai missionari (ai tempi in cui non c'erano le automobili) con l'unico intento di far conoscere Gesù Salvatore a gente nuda o quasi. Pensavamo anche a quelli diretti a Bagamoyo da ben più lontano sotto la minaccia delle sferza o del fucile, col cuore in angoscia per la separazione definitiva dai propri cari e la certezza di essere ormai  soltanto carne in vendita. Tutti pensieri toccanti per i miei compagni di viaggio così segnati nella psicologia collettiva da secoli di soprusi, ma quindi anche più sensibili ai gesti di vero amore disinteressato,  come quello di chi ha lasciato tutto per la loro salvezza, affrontando disagi e pericoli di ogni genere; ma pure per me che ho accolto e offerto i disagi del viaggio in riparazione delle malefatte dei bianchi...

All'arrivo, un bel bagno nell'Oceano Indiano (alcuni vedevano il mare per la prima volta), poi la processione verso la chiesa, seguendo un itinerario storico. A sera, la visita ai luoghi del commercio degli schiavi e poi la notte di adorazione eucaristica, a turni (eravamo sfiniti). La mattina seguente siamo saliti su un autobus per il ritorno via Dar es Salaam, dove sono andato all'aeroporto per accogliere il mio vecchio amico don Gino che starà qua fino ai primi di agosto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si era iscritto al pellegrinaggio anche Joseph, un nostro postulante di 32 anni, ma per lui era preparato un viaggio diverso. Colpito da violenti dolori al basso ventre il 17 maggio (cosa già accaduta l'anno scorso), è stato subito ricoverato all'ospedale regionale ed operato in giornata per avvolgimento degli intestini. Il 9 giugno, vista l'inefficacia della cura, l'abbiamo trasferito in altro ospedale, per una seconda operazione durata cinque ore. Quando si parlava di farne una terza è morto per setticemia il 1 luglio. Tutto il tempo i membri della comunità gli sono stati al fianco, rinunciando a sonno e cibo per assisterlo; cosa che (di questi tempi) è stata  ammirata dai parenti e da altri. Il funerale ha costretto a ritardare l'inizio degli esercizi spirituali annuali, svolti a Kiroka sotto la guida di un laico francescano.

 

8) VISITE DI AMICI ALLA MISSIONE

 

Morogoro, 17.08.1996

 

Tre giorni fa sono passati di qua padre Contiero e una ventina di giovani italiani. Il suddetto è cappellano universitario a Bologna e da venti o trent'anni organizza puntualmente un giro in Tanzania, per sensibilizzare alle problematiche terzomondiali l'ambiente intellettuale affidatogli. Li prepara durante l'anno con conferenze ed altro, poi li porta qua ad incontrare soprattutto missionari per confronti che toccano il politico e il religioso. Poi, dopo una ventina di giorni, li lascia liberi di andare e tornare dove preferiscono, chi qua chi là. Da sei anni la mia missione è entrata nel suo tour, e ogni anno qualche ragazzo viene a stare qualche giorno con noi.

Il primo anno uno mi disse che se avesse incontrato un marziano invece che me non si sarebbe stupito più... Ogni volta fa un certo effetto questo tipo di incontro: a parte che mi diventa sempre più difficoltoso esprimermi in italiano, specie su questioni serie, per me è un confronto con il mio passato, con le problematiche di fondo della gioventù, con la cultura da cui provengo, e per loro lo è con scelte di fede per me ormai acquisite e scontate tanto da stupirli ed attrarli. Li vedo così assetati di verità, di certezze per la loro vita, e di amore da ricevere e da donare! Una buona parte è miscredente. E se penso in quale ambiente sono cresciuti, non me ne stupisco. E' vero che chi cerca (Dio) trova. Ma deve essere davvero difficile avviare una ricerca seria. I miei ragazzi, pur non capendo quanto stiamo dicendo in italiano, si entusiasmano sempre al vedere l'ambiente che si crea in queste conversazoni, così lontane dallo stile di qua, molto meno problematico, in cui le scelte possono apparire molto più razionali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

9) EFFETTO AFRICA

 

Morogoro, 10.01.2000

 

Tra le offerte, quella di un laico francescano era accompagnata da queste parole: "Prendetela come una restituzione di una parte di quello che ogni giorno vi rubo con le mie scelte sbagliate: tutto sommato, sono io che debbo ringraziarvi... l'Africa ha lasciato un segno profondo in me, anche se ancora faccio fatica a dare un nome a molte provocazioni che ho raccolto durante il viaggio.

L'Africa mi ha regalato molto: mi ha mostrato la dignità delle persone nella povertà; mi ha presentato dei volti dolci, ognuno con un nome e una storia... di fronte ai quali rendere conto delle scelte giornaliere, ai quali chiedere scusa  per ogni scelta sbagliata,  per ogni spesa inutile."

 

O.K. fratello! Il Signore ti dia la sua pace!

 

 

 

10) LA LETTERA DI EDITHA

 

Morogoro, 25.04.2000

 

L'ONU, poco prima di attaccare la Jugoslavia, aveva aderito con passione alla richiesta di Milosevic di intervenire d'urgenza nella demografia del Kossovo per bloccare la crescita degli albanesi. Quanta ipocrisia! Quanti delitti contro la vita e l'umanità! Medicine prodotte in USA e là proibite, vengono diffuse dal governo di qua e quasi obbligate da personale medico che punta al premio promesso agli zelanti diffusori. Corruzione morale, esplosione dei tumori femminili, etc. sono le inevitabili conseguenze.

Senza contare gli insulti e le denigrazioni a cui viene sottoposto chi continua a procreare senza troppe paure. Uno di essi lo manderemo a frequentare un corso rapido di procreazione responsabile organizzato ogni anno da una suora dottoressa tedesca.  Anni fa inviammo anche Editha, una giovanissima ostetrica che ne restò entusiasta e cominciò con zelo a diffondere i metodi naturali a Dar es Salaam. La sua ultima lettera risale ad oltre un anno fa e dice così:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fratello Riccardo,

non ti stupire di vedere che sono stata zitta moltissimo tempo: è per causa di tante cose che mi premono, soprattutto la famiglia e i bambini che ho con me. Mi rallegra soltanto diffondere il messaggio del lavoro che mi hai assegnato di insegnare: la procreazione responsabile col metodo naturale, metodo che non piace a tanti datori di lavoro proprietari di ospedali privati.

Fratello, ho fatto detto lavoro da quando sono stata assunta in questo ospedale, ma ora ho ricevuto ammonizione scritta di venire licenziata se lo scatolone di prodotti contraccettivi ricevuto l'anno scorso non finirà in tutta fretta. Poiché sembra che io non faccia commercio ma solo danno.

Devo ricevere tre scatoloni l'anno secondo il numero dei clienti che ho per insegnare la stella verde (cioè i metodi artificiali), invece non è finito neanche uno, perché detto materiale  non viene usato affatto in conseguenza di detto metodo naturale."

 

Cos'ha deciso e cosa fa ora? Segue ancora la coscienza e difende la vita o diffonde la cultura e i metodi della morte? Uno dei più impegnati, prima di lei ha fatto il passo quando ha visto tanti dollari a portata di mano...                                                

 

 

 

11) LA RADIO DIOCESANA

 

Morogoro, 20.09.2000

 

Finalmente, dall'8 agosto, dopo un periodo di prova e di lancio, è in funzione la radio diocesana, installata nei minuscoli locali della cattedrale.

 

Come annunciatovi l'anno scorso, abbiamo potuto dare un discreto contributo economico all'iniziativa del vescovo, nonché un sostegno morale importante di fronte all'opposizione di chi guardava di più ai costi che ai vantaggi soprattutto apostolici.

 

È la prima radio locale (una pirata fu messa presto a tacere), ulteriore motivo di vanto anche per i non-cristiani di questa città civettuola che vuol gareggiare con la metropoli vicina: "Abbiamo l'università, la Tv ed ora anche la radio". Oltre al campanilismo, la vicinanza della trasmittente fa si' che quasi tutti la ascoltino al posto di quelle statali e private operanti di lontano. Dicono che anche le batterie scariche bastino a

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

far sentire la voce della nostra "RADIO UKWELI". Il vescovo voleva chiamarla "Radio Shalom" (in ebraico 'pace'), ma la commissione ministeriale ha avuto paura che venisse confusa con connessioni arabo islamiche; così si è ripiegato su "ukweli" (in swahili "verità").

 

Immagino  che il nome faccia storcere il naso a più di qualcuno lassù, nel decadente Occidente dello scetticismo e del nichilismo, che si ferma diffidente alla domanda sprezzante di Pilato: "Che cosa è la verità?", senza attendere l'eventuale risposta di Gesù: "Io sono la via, la verità, la vita". Ma, grazie a Dio, qua non siamo in Europa, e il nome (per ora) non fa difficoltà.

 

 

 

 

 

 

12) LA RADIO E I RAPPORTI FRA RELIGIONI

 

Morogoro, 20.09.2000

 

Tutt'al più alcuni musulmani temono che la radio possa essere usata contro di loro. In realtà essa è aperta alla trasmissione delle loro preghiere settimanali (del venerdì),  purché non siano contro di noi. 

Ci sono musulmani e musulmani...

Per quanto riguarda i protestanti, fin dall'inizio vengono trasmessi anche i loro canti, cosa che fa molto piacere a chi li ha composti ed eseguiti. C'è un gusto matto a sentirsi nominati dalla radio e quindi le cartoline per i saluti via radio e per le dediche musicali vanno a ruba. Il che non è male per l'auto sostentamento della radio (circa 850 lire a cartolina) per l'occupazione di chi vi lavora (una dozzina di persone) nè per chi le vende con un margine di profitto. Questo, a parte di chi vende radioline, in numero molto superiore al passato. Non per niente, andando in giro per la città, si sente un po' dovunque la voce della nostra trasmittente, con le sue preghiere, i suoi canti, i suoi programmi. Tanto che qualche forestiero si è chiesto stupito come mai la nostra sia una città così religiosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

13) LA RADIO NEL SUO ESERCIZIO

 

Morogoro, 20.09.2000

 

Tornando a me, fin dall'inizio ho il mio posto fisso alle 5 di sera (salvo la domenica), oltre a qualche comparsa occasionale.

Collegandomi al nome della radio ho intitolato il mio programma: "UKWELI ULIVYO", cioè: "La verità così com'è". Senza paura di storte di naso: noi crediamo all'autorivelazione di Dio in Gesù Cristo. In ogni caso il sottotitolo attira di più: "questo programma è per te, perché tu possa riconoscere soprattutto che Dio ti ama, ti ama troppo, più di quanto tu possa supporre: questa è la verità così com'è".

Il tutto su una musica acquatica che aiuta la riflessione e accompagna i venticinque minuti di catechesi.

Finora le reazioni sono molto positive: ci sono fedeli ascoltatori non solo fra i musulmani ma anche tra i preti (cosa sorprendente per la loro psicologia satura di sacro, nonché per la loro iniziale opposizione al progetto: ora cominciano a vedere che buon uso se ne può fare). Avevamo tentato varie volte di radunare gente per l'istruzione religiosa, quasi senza risultato. Ora giungiamo nei posti più insperati senza scomodarci troppo. C'è anche chi si annota le citazioni bibliche per andare ad approfondire e poi sapere come rispondere alle obiezioni di persone di altre fedi.

Per parte mia, come missionario, sono contento di aver trovato la via per giungere alle orecchie dei non cristiani: quelli che avrebbero non solo vergogna, ma paura di ascoltare una conferenza in piazza, accendono volentieri la loro radio per sentire le nostre belle liturgie e i nostri messaggi.

Il resto lo lasciamo fare allo Spirito Santo...

 

 

 

Morogoro, 08.02.2001

 

Ora (dopo una temporanea interruzione) abbiamo ripreso, con una trasmittente in prestito, in attesa di ricambi dall'Italia... Oltre a me collaborano due miei frati, uno con un programma sulla "Morale Odierna" (col sottotitolo: "Nel secolo della scienza e della tecnologia, possiamo mettere da parte la morale? Dove arriveremmo? Come sarebbe la vita?"); l'altro come cronista della Messa domenicale in diretta dalla cattedrale: entrambi sono molto apprezzati (nonostante la loro cultura solo di base).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

14) SOCIALIZZAZIONE E AUTO FINANZIAMENTO

 

Morogoro, 08.02.2001

 

A dicembre abbiamo avuto anche i primi parti "in casa" (si fa per dire!): due scrofe comprate a ottobre hanno dato alla luce 18 porcellini. Stiamo costruendo in fretta altri due locali per separarli dalle madri. È un primo tentativo di allevamento commerciale per l'auto sostentamento, pallino fisso di ogni tanzaniano, anche ecclesiastico. Che poi si riesca è un altro affare, nonostante le capacità del nostro Daudi che va pure coltivando (sempre a Kiroka) tipi pregiati di banane, ananas ed altro.

 

Sempre in questa direzione l'altro ieri siamo andati a scegliere un'altra campagna a venti chilometri da qui, ma verso il nord, dove il municipio ha ottenuto dal vicino villaggio di Kimambira 1.200 ettari per le attività agricole della gente di città. Noi ce ne siamo fatti assegnare 18, tutti vergini (è bosco), a poco più di un chilometro dalla stazione ferroviaria per merci. Vedremo se tra un paio di anni potremo avviarvi una comunità o almeno un eremitaggio. Se no lo daremo in uso a chi non ha dove coltivare, come già facciamo a Kiroka.

 

 

 

 

 

 

 

15) SOSTEGNO ECONOMICO

 

Morogoro, 5.01.2002

 

Abbiamo già terminato la costruzione di due nuove aule e fatti i preparativi per mettere su tre laboratori di scienze, e poi un ufficio con magazzino. Vi interesserà sapere che la diocesi di Roma ci ha inviato per questo fine quattordici milioni di lire tratti dal famoso otto per mille.     Approfittando anche di quanto raccolto da me in Italia, abbiamo  avviato i preparativi  per la costruzione di un asilo infantile in questa borgata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

16) RISORSE NATURALI

 

Morogoro, 7.06.03

 

Una elle più sensate alternative è ricorrere al sottosuolo che si rivela sempore più ricco, anche se privo di petrolio. Ho letto che la Tanzania è al terzo posto mondiale quanto ad estrazione di oro. Cosa ancora più promettente, ci sono grossi quantitativi di pietre preziose fino ai diamanti.

Il problema più grosso è riuscire a far sì che questa autentica ricchezza vada a vantaggio della popolazione. I governanti succedto a Nyerere hanno aperto sempre iù le porte a compagnie straniere ma ancora non si è visto cosa vi guadagni la nazione..

Si calcola che i iccoli scavatori siano già un milione, tra cui duecentimula donne.  Mentre vi scrivo alcune di esse sono a Vicenza per una fiera internazionale del settore. Il guaio è che nel complesso i tanzaniani non hanno capital da investirein una impresa come questa che, salvo colpi di fortuna, richiede temoi prima di dare frutti significativi. Mentre la famiglia continua ad avere bisoigno dcibo, di vestiti, di medicine...

Molti stranieri, sopattutto tailandesi,  si sono arricchiti così, comprando a quattro soldi materiale ga milioni ed esportando poi con sotterfugi per non pagare allo Stato neanche il 3% richiesto.

 

 

 

 

17)  LE SCUOLE

 

Morogoro, 27.11.00

 

(Alla struttura scolastica preparata dai Battisti statunitensi) se ne va affiancando una seconda, data la nostra decisione - accolta con entusiasmo - di avviare da gennaio una specie di scuola superiore accelerata (due anni in uno) e gratuita (almeno finché gli aiuti dall'Italia ce lo permetteranno).

Approfitto dell'argomento per comunicarvi che dal 2 ottobre è in funzione il nostro asilo di Kiroka, con 50/60 bambini; abbiamo dovuto superare qualche diffidenza e trascuratezza (il Comune ha perfino smarrito la nostra lettera di richiesta di autorizzazione), ma ora va bene. Il contributo che chiediamo ai genitori è il granturco per la farina zuccherata che passiamo ai bambini e la legna per cucinarla; entrambe le cose a loro portata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Morogoro, 08.02.01

 

Le ultime iniziative avviate sono il corso celere di scuola superiore e la scuola di recupero per ragazzi analfabeti. Il primo si svolge qui in periferia, dove abbiamo selezionato 49 persone - in maggioranza donne - tra le 169 esaminate e molte le venute in ritardo a chiedere, anche dall'estremo nord. Il professore di inglese (l'unico laureato di Izazi che ora vive con noi e si orienta al sacerdozio) ha detto di non avere mai visto una classe così

eterogenea. Intanto l'età (dai 14 ai 44 anni). Poi gli indumenti (contrariamente alle abitudini locali non c'è uniforme, quindi si va dai 2 frati scalzi e alle 10 suore con velo, fino alle ragazze musulmane pure col capo coperto e a quelle "sportive", salva la decenza).

Ci sono lavoratori che frequentano solo di sera e al sabato quando vengono insegnati inglese, kiswahili, storia, geografia, educazione civica e Bibbia - quest'ultima alla pari e solo per i cattolici e chi altri lo desideri - mentre al mattino, fino al venerdì - si insegnano matematica, biologia, fisica e chimica; c'è una mamma col suo secondo figlio (il primo ha fallito l'esame); c'è un giovane quasi cieco, etc. Noi puntiamo sulla qualità degli insegnanti: siamo in otto, preparati, capaci e impegnati; un paio li abbiamo sostenuti noi per gli studi, negli anni scorsi.

La scuola di recupero si svolge a Kiroka dove vi accennavo che il 70% dei bambini non frequenta la scuola dell'obbligo. Tanto che il Governo aveva già puntato là gli occhi per un progetto-pilota in questo senso, da estendere poi a tutto il Paese, per combattere la ricaduta nell'analfabetismo, provocata soprattutto dalle direttive del Fondo Monetario Internazionale coi suoi famigerati tagli al bilancio per le spese sociali (finalmente anche i suoi "esperti" stanno documentando che dette direttive hanno fatto aumentare la povertà del Terzo e Quarto Mondo...).

Quando abbiamo presentato la nostra intenzione all'Ispettore di zona ci ha subito autorizzato e in pochi giorni si sono iscritti 7 ragazzi tra i 13 e i 18 anni, subito aumentati a più di 15. Per ora insegna solo i rudimenti la maestrina dell'asilo (anch'essa sostenuta da noi agli studi anni fa), ma presto dovremo cercare un vero maestro per avviare un corso triennale che possa concludersi con la licenza elementare.

 

Morogoro, 5.01.02

 

Comincio con la nostra Scuole superiore: 48 studenti vi hanno affrontato con buone speranze l'esame di seconda. I risultati sono attesi entro un mese e in base ad essi divideremo la classe in due:  quelli che

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

possono continuare a fare due anni in uno e quelli che invece  è meglio   vadano a passo normale. Già molti  hanno chiesto di aggiungersi ad essi per continuare gli studi dovuti interrompere a causa dell'esaurimento di fondi o per ripetere l'anno. Quindi le due classi saranno entrambe piene.

Daò 2 di questo mese è cominciato  il  corso (anch'esso gratuito di inglese e matematica per oltre 50 nuovi alunni scelti il mese scorso tr un numero triplo di candidati, alcuni trasferitisi a Morogoro da altre regioni per approfittare dell'occasione più unica che rara.

 

 

Morogoro, 5.04.03

 

A proposito di risultati, sono stati pubblicati quelli relativi agli esami di novembre. Dei nostri 24 candidati al certificato di 4^ superiore, solo una bocciata. Tutti gli alri avranno il famoso pezzo di carta che aprirà loro varie porte. Non è che ci sia molto da rallegrarsi, dato che sei hanno avuto la promozione di terza categoria e diciassette di quarta. Noi speravamo meglio. Ma molti ci complimentano dato il confronto con altre scuole.

Intanto l'asilo "San Francesco"  va bene. Tra un paio di giorni dovremmo finire i pavimenti dei locali, così da poter accogliere altre numerose richieste, arrivando magari al massimo previsto di 200 bambini dai 3 ai 7 anni. I genitori (salvo i più poveri) contribuiscono alle spese per le 3 maestre e per la farinata al latte. Non sono come quelle per studi superiori.

 

 

18) CENTRO EDUCATIVO "S. ELISABETTA"

 

Morogoro,  31.03.01

 

Nella storia della Chiesa il secolo appena trascorso resterà ricordato per la conversione dell'Africa e la contemporanea apostasia dell'Europa.  C'è da stupirsene? Ogni seme per attecchire e ogni pianta per sviluppare ha bisogno di condizioni vitali. Il cristianesimo ha bisogno, appunto, dell'umiltà e della semplicità. Se oltre ad esse manca anche la generosità e la purezza, è la fine. Ci si riduce a sterili critiche degli uomini di Chiesa, poi delle strutture e infine delle dottrine rivelateci da Dio, restano le ceneri da cui ripartire, come in questa quaresima.

Proprio pochi giorni prima di intraprendere l'itinerario spirituale verso la Pasqua, abbiamo avuto di nuovo tra noi il carissimo arcivescovo di Catania con una ventina di sacerdoti al seguito, tutti diretti alla parrocchia di Migoli in diocesi di Iringa, dove sorsero le nostre comunità francescane. L'ultimo giorno della loro permanenza là, mons. Bommarito ha benedetto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

la nuova chiesa di Izazi, proprio il villaggio dove ho vissuto dieci anni di cui ringrazio Dio.

Qui a Morogoro ha benedetto i locali della nostra scuola, che abbiamo "battezzata" Centro Educativo Santa Elisabetta, contemporanea di San Francesco e sua seguace senza mai incontrarlo. Figlia di re e sposa di duca, madre di tre figli, rimasta vedova, venne cacciata dal castello. Poté allora dedicarsi completamente ai poveri. Morì a 24 anni ed è patrona del Terzo Ordine francescano di cui noi siamo parte. Potrà costituire un buon modello di giovinezza per le studentesse e gli studenti del nostro Centro.

Molto realisticamente Mons. Bommarito ha citato loro le parole di Dumas: "Aprite scuole e chiuderete carceri".  Si, non si tratta solo di trasmettere nozioni (specie se sballate come quelle di certi programmi scolastici materialistici), ma valori. Un sabato, invece che alle lezioni, hanno partecipato ad una giornata "per la vita" (organizzata dall'omonimo movimento) restandone entusiasti.

 

 

 

 

19) EVANGELIZZAZIONE

 

Morogoro, 05.01.02

 

Nei primi di dicembre, otto di noi (tra professi, novizi e postulanti)  sono andati nella parrocchia di Lumbiji per fare evangelizzazione e catechesi, distribuendosi nelle varie zone. Alcuni villaggi sono a 8 ore di cammino dal centro parrocchiale, dove vive l'unico prete (quasi sessantenne ma molto attivo). Tra l'altro la parrocchia stessa è raggiungibile solo a piedi (o in bicicletta, tre ore di sella dalla fermata dell'auto). La zona è molto fertile ma appunto le difficoltà di trasporto rendono quasi senza valore i vari prodotti della terra.  Inoltre in un villaggio i nostri hanno scoperto  che solo il catechista aveva fatto le elementari dato che le scuole sono a molte ore di distanza. Nonostante questa povertà economica e culturale, la gente ha accolto molto bene il nostro apostolato. Molti sono stati ad ascoltare  dalla mattina al pomeriggio, e alla fine hanno chiesto che il giorno seguente ci si prolungasse di più, tanto era il desiderio, accumulato da anni, di ascoltare la Parola che salva. Naturalmente hanno chiesto che l'anno prossimo si ripeta l'annuncio... ma altri attendono. Vedremo cosa fare, in pochi come siamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a Dio, nella loro zona la radio dioceana si riceve bene e con la mia direzione ne è molto rafforzato il carattere religioso, con l'introduzione di nuovi programmi e di spot evangelizzatori.

 

 

 

20) LO STRUMENTO DELLA PREGHIERA

 

Morogoro, 31.03.01

 

(Abbiamo bisogno di) un profondo rapporto con Dio (che non è solo un nome o una ideologia) anche nella molteplicità degli impegni.

A sostegno di questa impresa, le nostre comunità (dei Piccoli Fratelli)  pongono oltre quattro ore giornaliere di preghiera. Come ho già avuto modo di scrivere, c'è la Messa quotidiana, che è la partecipazione alla morte e alla resurrezione di Gesù e alle mense della sua Parola e del suo Corpo e Sangue; c'è il canto della liturgia delle Ore (anch'essa a base di Parola di Dio); c'è il Rosario per approfondire con Maria i misteri del suo Figlio; c'è l'orazione silenziosa dove ognuno è a cuore a cuore con Dio...

Forme varie, sperimentate da secoli, sicuramente valide per il terzo millennio ed oltre.  È stando a lungo con Gesù che si va al Padre, si conosce la verità (anche su noi stessi) e si riceve in dono la vita, quella vera, di qualità divina.

Lasciate che inviti anche voi a provare con nuovo impegno questa cura necessaria ai malanni del nostro tempo. Sapientemente il Papa ha indicato questa priorità alla Chiesa di oggi. Senza di essa, tutti i progetti sono destinati a fallire, uno dopo l'altro, inesorabilmente.

Per questo ogni notte, poco dopo l'una, le nostre cinque comunità si ritrovano nelle rispettive piccole cappelle con il buon Gesù per segnarsi le labbra con la sua croce e invocare l'aiuto necessario per pregare: "Signore, apri le mie labbra; e la mia bocca proclami la tua lode!". Si, dobbiamo chiedere il dono della preghiera! Perché essa non è tanto nostro sforzo, quanto opera dello Spirito Santo in noi.  C'è un lungo cammino da fare per lasciarlo operare come vuole, senza opporgli resistenza né creargli ostacoli.

Ma con voi non mi dilungherò su questo, come faccio invece con i giovani nei corsi di "vita spirituale"... mi basta invitarvi a provare e riprovare.  Il resto lo farà Lui, se sarete semplici, umili e puri di cuore.