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REGOLA E VITA DEI FRATELLI E DELLE SORELLE DEL
TERZO ORDINE REGOLARE DI SAN FRANCESCO PAROLE DI SAN FRANCESCO AI SUOI SEGUACI(1Lettera
a tutti i fedeli 1-19) Tutti coloro che amano il
Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e la mente, con tutte le
forze (cf Mc 12,30), e
amano il proprio prossimo come se stessi (cf Mt 22,39), e hanno in odio i loro corpi con i vizi e peccati,
e ricevono il Corpo e il Sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno frutti
degni di penitenza (cf Lc 3,8): oh, quanto sono beati e
benedetti quelli e quelle che fanno tali cose e perseverano in esse! Infatti lo
Spirito del Signore riposerà su di loro (cf Is
11,2)
e farà la
propria abitazione e dimora in essi (cf Gv 14,23); e sono figli del Padre
celeste (cf Mt 5,45), del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e
madri del Signore nostro Gesù Cristo (cf Mt 12,50). Siamo sposi quando l’anima fedele
si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito Santo. Gli siamo
fratelli quando compiamo la volontà del Padre che è nei cieli (cf Mt 12,50). Gli siamo madri quando lo
portiamo nel cuore e nel corpo nostro (cf
1Cor 6,19-20) per mezzo del divino amore e della pura e sincera
coscienza, e lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli
altri come esempio (cf Mt
5,16). Oh,
quant’è glorioso, santo e grande avere un Padre nei cieli! Com’è santo,
consolante, bello e ammirevole avere un tale sposo! Quant’è santo e caro,
piacevole, umile, pacificante e dolce, amabile e desiderabile sopra ogni cosa,
avere un tale fratello e un tale figlio: il Signore nostro Gesù Cristo, che ha
dato la vita per le sue pecore (cf Gv 10,15) e ha pregato il Padre dicendo: Padre
santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato nel mondo (cf Gv
17,11); erano tuoi e li hai dati a me (cf Gv 17,6). Le parole che hai
dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e hanno creduto veramente
che sono uscito da te e hanno conosciuto che tu mi hai mandato (cf Gv
17,8). Io prego per loro e non per il mondo (cf Gv 17,9). Benedicili
e santificali (cf Gv 17,17); per loro io consacro me stesso (cf Gv
17,19). Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me
attraverso la loro parola (cf Gv 17,20), perché siano santificati
nell’unità come lo siamo noi (cf
Gv 17,11,22,23). E voglio, Padre, che dove sono io siano anche loro con me,
perché contemplino la mia gloria (cf Gv 17,24) nel tuo regno (cf Mt
20,21). Amen. 1.
NEL NOME DEL SIGNORE! INCOMINCIA
LA REGOLA E VITA DEI
FRATELLI E DELLE SORELLE DEL
TERZO ORDINE REGOLARE DI SAN FRANCESCO 1. La forma di vita dei fratelli e delle sorelle del Terzo
Ordine Regolare di san Francesco è questa: osservare il santo Vangelo del
Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, in povertà e in castità. Seguendo Gesù Cristo sull’esempio di san Francesco sono
tenuti a fare di più e cose più grandi, osservando i precetti e i consigli del
Signore nostro Gesù Cristo, e devono rinnegare se stessi come ognuno ha
promesso a Dio. 2. I fratelli e le sorelle di quest’Ordine, in unione con
tutti quelli che vogliono servire il Signore Dio nella santa Chiesa cattolica e
apostolica, perseverino nella vera fede e nella penitenza. Essi intendono vivere questa conversione evangelica in
spirito di preghiera, di povertà e di umiltà. Si astengano da ogni male e perseverino nel bene sino alla
fine, poiché lo stesso Figlio di Dio verrà nella gloria e dirà a tutti quelli
che lo conobbero, lo adorarono e lo servirono nella penitenza: Venite,
benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno, preparato per voi fin
dall’origine del mondo. 3. I fratelli e le sorelle promettono obbedienza e riverenza al Papa e alla Chiesa cattolica. Nello stesso spirito obbediscano a coloro che sono stati
costituiti al servizio della fraternità. Dovunque sono e in qualunque luogo si incontreranno, si
accolgano spiritualmente e con amore e si onorino a vicenda. Promuovano sempre l’unità e la comunione con tutti i
membri della famiglia francescana. 2.
COME INTRAPRENDERE QUESTA VITA 4. Coloro che, per ispirazione del Signore, vengono a noi con
la volontà di intraprendere questa vita, siano accolti benevolmente. Al momento opportuno saranno presentati ai ministri che hanno
il potere di ammetterli nella fraternità. 5. I ministri si accertino che gli aspiranti aderiscano
veramente alla fede cattolica e ai sacramenti della Chiesa. Se sono idonei, siano iniziati alla vita di fraternità. Si esponga loro diligentemente tutto ciò che riguarda questa
vita evangelica, in particolare le seguenti parole del Signore: Se vuoi
essere perfetto, va’, vendi tutto quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai
un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi (Mt 19,21; Lc 18,22; Mc 10,17-25).
E
se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e
mi segua (Mt 16:24). 6. Così, sotto la guida del Signore, incomincino la vita di penitenza, consapevoli che tutti dobbiamo convertirci incessantemente. In segno di conversione e di consacrazione alla vita
evangelica, portino vesti vili e vivano con semplicità. 7. Terminato il periodo di prova, siano ricevuti
all’obbedienza, promettendo di osservare sempre questa vita e la regola. Messi da parte ogni preoccupazione e ogni affanno, si
adoperino nel migliore dei modi per servire, amare, onorare e adorare il Signore
Dio con cuore puro e mente pura. 8. Sempre costruiscano in se stessi un’abitazione e dimora
a colui che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito santo, perché
possano crescere con cuore indiviso nell’amore universale, convertendosi
continuamente a Dio e al prossimo (Gv
14,23). 3.
LO SPIRITO DI PREGHIERA 9. Ovunque, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, i
frate!li e le sorelle credano veramente e umilmente, conservino in cuore e
amino, onorino, adorino, servano, lodino, benedicano e glorifichino
l’altissimo e sommo Dio eterno, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. E
l’adorino con cuore puro, poiché è necessario pregare sempre senza
stancarsi (Lc 18,1); infatti
il Padre cerca tali adoratori. Nel medesimo spirito celebrino l’ufficio divino
in unione con la Chiesa universale. I fratelli e le sorelle, che il Signore ha chiamato alla vita contemplativa, con gioia ogni giorno rinnovata testimonino la propria consacrazione a Dio e celebrino l’amore che il Padre ha per il mondo, lui che ci ha creati e redenti, e ci salverà per sua sola misericordia. 10. I fratelli e le sorelle lodino il Signore, re del cielo e
della terra, insieme con tutte le sue creature e gli rendano grazie poiché, per
la sua santa volontà e per mezzo del suo unico Figlio con lo Spirito Santo, ha
creato tutte le cose spirituali e corporali, e noi a sua immagine e somiglianza. 11. Conformandosi totalmente al santo Vangelo, i fratelli e
le sorelle considerino e conservino nella propria mente le parole del Signore
nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo,
che sono spirito e vita (Gv 6,63). 12. Partecipino al sacrificio del Signore nostro Gesù Cristo
e ricevano il suo corpo e il suo sangue con profonda umiltà e venerazione,
memori di ciò che dice il Signore: Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue ha la vita eterna (Gv 6,54). . Dimostrino, quanto più potranno, ogni riverenza e ogni
onore a! santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo, ai
santissimi nomi e parole scritte di lui, nel quale sono state pacificate e
riconciliate a Dio onnipotente tutte le cose del cielo e della terra (cf Col 1:20). 13. Per tutte le loro colpe i fratelli e le sorelle non tardino a punirsi interiormente con la contrizione ed esteriormente con la confessione; e facciano frutti degni di penitenza. Devono anche digiunare; cerchino però di essere sempre
semplici e umili. Niente altro desiderino, pertanto, che il Salvatore nostro,
il quale sull’altare della croce offrì se stesso, mediante il suo sangue,
come sacrificio e come vittima per i nostri peccati, lasciando a noi l’esempio
affinché ne seguiamo le orme. 4.
LA VITA IN CASTITA’
PER IL REGNO DEI CIELI 14. I fratelli e le sorelle considerino in quanta dignità li
ha posti il Signore Dio, che li ha creati e formati a immagine del suo Figlio
diletto nel corpo e a sua somiglianza nello spirito. Creati per Cristo e in Cristo (cf Col 1,16-17), hanno scelto questa forma di vita
che è fondata sulle parole e sull’esempio del nostro Redentore. 15. Professando la castità per il regno dei cieli
(Mt 19,12),
sono premurosi delle cose del Signore e non debbono fare
altro che seguire la volontà del Signore e piacere a lui (1Cor 7:32). E operino sempre in modo che nelle loro azioni risplenda la
carità verso Dio e verso tutti. 16. Ricordino che, per esimio dono della grazia, sono
chiamati a esprimere nella loro vita quel mirabile mistero della Chiesa per cui
essa è unita allo sposo divino Cristo (cf
Ef 5,23-24). 17. Abbiano presente anzitutto come modello la beatissima
vergine Maria, Madre di Dio e del Signore nostro Gesù Cristo. Facciano questo
secondo l’esortazione del beato Francesco, il quale ha nutrito una grande
venerazione per Maria santissima, Signora e Regina, vergine fatta Chiesa. Ricordino che l’immacolata vergine Maria si proclamò ancella
del Signore (Lc 1,38), e ne seguano l’esempio. 5. COME SERVIRE E LAVORARE 18. Da poveri, i fratelli e le sorelle, ai quali il Signore
ha concesso la grazia di servire o di lavorare, servano e lavorino con fedeltà
e devozione, cosicché, allontanato l’ozio, nemico dell’anima, non
estinguano lo spirito della santa orazione e devozione, al quale le altre cose
temporali devono servire. 19. Come ricompensa del lavoro ricevano le cose necessarie al
corpo, per sé e per i loro fratelli e sorelle; e questo umilmente, come
conviene a servi di Dio e a seguaci della santissima povertà. Tutto il
superfluo cerchino di distribuirlo ai poveri. E mai debbono desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi
devono essere servi e soggetti a ogni umana creatura per amore di Dio. 20. I fratelli e le sorelle siano miti, pacifici e modesti,
mansueti e umili, parlando a tutti in modo onesto, come si conviene. E dovunque si trovino o vadano per il mondo, non litighino ed
evitino dispute di parole, e non giudichino gli altri; piuttosto si mostrino
lieti nel Signore, ilari e discretamente graziosi. E rivolgano il saluto: il Signore ti dia pace! 6. LA VITA IN POVERTÀ 21. Tutti i fratelli e le sorelle si impegnino a seguire
l'umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo che, essendo
incomparabilmente ricco (2Cor 8,9),
nel mondo volle scegliere, insieme con la beatissima
Vergine sua madre, la povertà, e spogliò se stesso (cf Fil 2:7). E ricordino che di tutto il mondo niente altro è necessario
avere se non che, come scrive l’Apostolo, avendo il cibo e di che coprirci,
siamo contenti di questo (cf 1Tim
6,8).E si guardino molto dal denaro. E devono godere quando vivono tra persone umili e
disprezzate, tra poveri e deboli, infermi e lebbrosi e i mendicanti della
strada. 22. Coloro che sono veramente poveri in spirito, seguendo
l’esempio del Signore non si appropriano di alcuna cosa né la contendono ad
alcuno, ma vivono in questo mondo come pellegrini e forestieri. Questa è la vetta eccelsa dell’altissima povertà che ci
costituisce eredi e re del regno dei cieli; ci ha reso poveri di cose, ma
sublimi per virtù. Questa sia la nostra porzione che ci conduce nella terra dei
viventi. Alla quale aderendo totalmente, per il nome del Signore nostro Gesù
Cristo niente altro vogliamo mai possedere sotto il cielo. 7. LA VITA FRATERNA 23. Per amore di Dio i fratelli e le sorelle si amino a
vicenda, corne dice iI Signore: questo
è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi (Gv
15,12). E mostrino con le opere l’amore che hanno tra loro. E con
fiducia l’uno manifesti all’altro le proprie necessità, affinché gli
procuri e lo serva in ciò di cui ha bisogno. Beati quelli che amano l’altro quando è malato, e non può
compensarli, tanto quanto lo amano quando è sano e può compensarli. E di tutto ciò che accade loro rendano grazie al Creatore e
desiderino essere come li vuole il Signore, sia in buona salute che infermi. 24. Qualora sorgesse tra loro, a motivo di parole o di
atteggiamenti, occasione di turbamento, chiedano subito umilmente perdono
l’uno all'altro prima di portare davanti a Dio l’offerta della loro
preghiera (cf Mt 5,23-24). Se qualcuno avesse trascurato gravemente la forma di vita che
ha professato, sia ammonito dal ministro o da coloro che fossero venuti a
conoscenza della sua colpa. Però questi non gli procurino vergogna né
disonore, ma abbiano grande misericordia verso di lui. Tutti però devono evitare attentamente di adirarsi e di
turbarsi per il peccato di qualcuno, poiché l’ira e il turbamento impediscono
la carità in sé e negli altri. 8. L'OBBEDIENZA CARITATIVA 25. Sull’esempio del Signore Gesù, che depose la sua
volontà nella volontà del Padre, i fratelli e le sorelle ricordino che per Dio
hanno rinnegato le proprie volontà. In tutti i capitoli che tengono cerchino in primo luogo
il regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6:33), e si esortino vicendevolmente a
osservare meglio la regola che hanno promesso e a seguire con fedeltà le orme
del Signore nostro Gesù Cristo. Non esercitino potere o dominio soprattutto tra di loro. In spirito di carità volontariamente si servano e si obbediscano a vicenda. Questa è la vera e santa obbedienza del Signore nostro Gesù
Cristo. 26. Siano tenuti ad avere sempre uno come ministro e servo
della fraternità e siano tenuti ad obbedirgli fermamente in tutto ciò che
hanno promesso al Signore di osservare, purché non sia contrario all’anima e
a questa regola. 27. Coloro che sono ministri e servi degli altri li visitino
e con umiltà e carità li ammoniscano e confortino. E dovunque siano dei fratelli e sorelle che sapessero e
conoscessero di non poter osservare la regola in modo spirituale, hanno
l’obbligo e il diritto di ricorrere ai propri ministri. I ministri li accolgano con carità e benevolenza e
dimostrino tanta familiarità verso di loro che quelli possano parlare e
comportarsi con essi come fanno i padroni nei riguardi dei servi; infatti così
deve essere, che i ministri siano i servi di tutti. 28. Nessuno si appropri di alcun ministero; ma, nel tempo
stabilito, ognuno lasci volentieri il proprio incarico. 9. LA VITA APOSTOLICA 29. I fratelli e le sorelle amino Dio con tutto il cuore,
con tutta l'anima e la mente, con tutte le loro forze e amino il proprio
prossimo come se stessi. Ed esaltino il Signore nelle loro opere, poiché egli li ha
inviati per il mondo intero a testimoniare la sua voce con la parola e con le
opere e perché facciano conoscere a tutti che non c’è alcuno Onnipotente
oltre a lui. 30. Come annunciano la pace con la voce, così l’abbiano
ancor più abbondante nei loro cuori. Nessuno per causa loro sia provocato all’ira o allo
scandalo, ma tutti siano attirati dalla loro mitezza, alla pace, alla bontà e
alla concordia. Infatti, i fratelli e le sorelle sono stati chiamati per
questo: per curare i feriti, risollevare gli abbattuti e richiamare gli
smarriti. E ovunque siano, ricordino di aver donato se stessi e offerto
il proprio corpo al Signore Gesù Cristo. Per suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che
invisibili, poiché dice il Signore: Beati quelli che sono perseguitati a
causa della giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,10). 31. Nella carità che è Dio, tutti i fratelli e le sorelle – sia che preghino, sia che servano, sia che lavorino – cerchino di umiliarsi in tutte le cose, di non gloriarsi, di non compiacersi in se stessi né esaltarsi interiormente per le buone parole e opere, e neppure di alcun bene che qualche volta Dio compie o dice e opera in loro e per mezzo loro. In ogni luogo e in ogni circostanza riconoscano che tutti i
beni sono del Signore Dio altissimo e dominatore di tutte le cose: rendano
grazie a lui, dal quale procedono tutti beni. ESORTAZIONE E BENEDIZIONE
32. I fratelli e le sorelle badino che devono desiderare
sopra ogni cosa di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione. E sempre sudditi alla santa Chiesa e saldi
nella
fede cattolica, osservino la povertà, l’umiltà e il santo Vangelo del
Signore nostro Gesù Cristo, come hanno fermamente promesso. E chiunque osserverà queste cose sia ricolmo in cielo della
benedizione dell’altissirno Padre e in terra sia ricolmo della benedizione del
suo Figlio diletto con il santissirno Spirito Paraclito e con tutte le potenze
celesti e con tutti i santi. E io, frate Francesco, piccolino vostro servo, per quanto è
in mio potere, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione.
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